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Biografia e Critica di * Retrospettiva di GIULIANO MAURI


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*  Retrospettiva di GIULIANO  MAURI

















 

 

 
 
 
 
 
 
“ Tra Natura, Spiritualità e Utopia ”
  
 
“I SOGNI  D’OROBIA”
(di  G. Bonanno -  dedicata a Giuliano Mauri)
 
   

Certe notti

mi ritrovo a camminare

sulle pendici dell’Arera  a Oltre il Colle,

dove i sogni non sono mai di latta e neanche di pietra.

I sogni d’Orobia sono insolite apparizioni

che sanno di sortilegio,

in cui il vento forte dell’ immaginario soffia prepotente.

Sono presenze assorte di favole gotiche,

che profumano ancora di aromi oscuri.

Sono delicate Cattedrali  nate per vivere il breve

e lento respiro di un’altra nuova stagione.

Sono misteriosi sconvolgimenti dell’anima,

in cui i silenzi antichi si trasformano

in neri intensi e verdi natura.

 
 
 
 
La coscienza di una visione Utopistica
“… perché l’opera vera consiste non nella sua forma definitiva  ma nelle serie d’approssimazioni per raggiungerla”.  – (Italo CAlvino, lezione americane).
 
In poco  tempo l’uomo sta trasformando il suo ambiente in cui vive a ritmi sempre più accelerati, ormai la sfida ambientale coincide con la stessa esistenza, a meno che non si rinnovi  un sentimento morale nei confronti della natura quasi dimenticata e delle sue straordinarie possibilità. Gia’  nel 1978, con il Manifesto del Rio Negro, Pierre Restany sentiva la necessità di chiedersi: “Quale tipo di arte, quale sistema di linguaggio può suscitare un simile ambiente? Di certo un naturalismo di tipo essenzialista che si oppone al verismo della tradizione realista. Il naturalismo implica la più grande disponibilità dell’artista e la più grande apertura snaturando il meno possibile. In fondo nello spazio-tempo della vita di un uomo, la natura è la sua misura, la sua coscienza, la sua sensibilità”. Si sente  sempre più il bisogno urgente  di un rapporto più intenso con la natura.
Uno dei pochi artisti che ha  lavorato su tale versante dell’arte è stato Giuliano Mauri che diceva: “Agli inizi del terzo millennio, nel tentato passaggio da un’epoca di ideologie nemiche a quella di ricerca di un ideale di serenità e armonia, l’uomo rivela alle sorgenti del Bisenzio un tempio della natura. Per farne un luogo più caro a tutte le popolazioni di questa valle”.  L’artigiano  Giuliano Mauri è un artista di non facile classificazione lui stesso  si definisce un "carpentiere che costruisce scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali, fiumi, isole, boschi, cieli . ”Le strutture in legno di Giuliano Mauri - diceva P. Restany -  hanno la complessità dei cavalli di frisi e delle reti di profondità: sono supporti di bandiere o di pali di mulini a vento che rinviano alla nostra coscienza dell’immaginario”.
Protagonista indiscusso nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, Mauri ha lavorato con sensibilità sul confine già precario fra arte e architettura, intervenendo sul paesaggio ed elaborando i suoi progetti in base alle problematiche del luogo prescelto, costruendo  “opere inutili” ma  di un fascino insolito. Un'architettura “magico spirituale” - come qualcuno ha scritto - “che diventa trappola, poesia, sortilegio, capace di trasportarci dentro i confini di una natura che diventa rifugio e sogno”. Scrive  Alberto Morelli: “ trovo che il suo percorso sia tra i pochi che, nell’ambito della cosiddetta arte contemporanea, abbia la capacità di emozionare ed evocare utopie possibili. La sua ricerca di contatto col vivente nella forma vegetale è di rara intensità e per nulla intellettualistica”.
Tutta l’arte di Mauri nasce  da  una   assidua frequentazione utopistica  e “spirituale”, da un  fecondo vento immaginifico che  soffia perennemente sulle sue straordinarie installazioni, nate per caso da un raggio  nostalgico di luce gotica e destinate a  condividere la natura di qualche intensa stagione. Le sue opere c’è chi l'ha chiamate  semplicemente land art, altri persino architettura del paesaggio, sottolineando  il confronto privilegiato con l'ambiente naturale in un processo che non si conclude con il solo intervento dell’artista e neanche con l’opera finita.  Utilizzando materiali naturali, Giuliano Mauri produce architetture “provvisorie” condizionate dall’intervento lento ma incessante del tempo e della natura, legate al naturale disfacimento dell’installazione e alla corrispondente crescita di nuova vegetazione; proprio come accade alle cosiddette “Cattedrali” in cui permane  un continuo e intenso  dialogo.
Scomparso il  29 maggio 2009, divenne famoso soprattutto per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose vi è la "Cattedrale vegetale" realizzata per «Artesella» a Borgo Valsugana nel 2001, in una radura presso "Malga Costa"  in Val di Sella (Trento), e l’altra  di Oltre il Colle nel bergamasco,  che  risulta molto più grande e affascinante. Quella realizzata nel 2001 ha le dimensioni di una vera cattedrale gotica composta da tre navate formata da ottanta colonne con più di tremila rami intrecciati, alte dodici metri e di un metro di diametro; all'interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino. La struttura ha un rettangolo di base di 82 metri per 15, un'altezza di 12 metri e copre un'area di 1.230 metri quadrati. L'opera era stata progettata alla fine degli anni 1980 e pubblicata in Germania; fu anche presentata alla Triennale di Milano, ma non era stata mai realizzata a causa della sua grande complessità strutturale.
Osservando quest’opera è impossibile non pensare all'Abbazia di San Galgano presso Siena o a qualche cattedrale francese di impronta Gotica; solo che in queste opere naturali di Mauri non c’è l’intervento architettonico e definitivo  dell’uomo ma la richiesta esplicita di un contributo attivo da parte della natura affinché   possa sviluppare e concludere  totalmente l’evento. In Arte Sella, Mauri ha dato l’avvio alla nascita di una grande cattedrale che si concluderà tra vent’anni. Il suo intervento si è limitato a costruire dei sostegni-gabbie in legno, all’interno di queste strutture ha piantato ottanta carpini, che cresceranno (di 50 centimetri l’anno), seguendo le forme delle colonne. Con i tagli e le potature saranno adattate a formare una vera e propria Cattedrale Vegetale. Nel corso degli anni le colonne-sostegno costruite per accompagnare la crescita delle piante marciranno e lasceranno  il posto ai carpini.  Tra vent’anni, secondo l’artista, i carpini costituiranno una cattedrale completamente naturale. L’artista, quindi,  non è il protagonista assoluto dell’opera ma cerca  una collaborazione fattiva con la natura affinché l’opera possa evolversi.
L’altra “Cattedrale  Verde” è stata iniziata  solo nel 2010, a Oltre il Colle nel Parco delle Orobie Bergamasche,  in base a dei progetti che l’artista ci aveva lasciato  prima di morire. Ma cos’è la «cattedrale verde»?  E’ un’opera d’arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate, alta da 8 a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, 5 navate e 42 colonne. Tra pochi mesi si potrà vedere la struttura in legno, con le prime piante, carpini e faggi alti circa due metri. Poi la “cattedrale crescerà di anno in anno, assumendo la forma di un’architettura gotica di grande dimensione.
Non  sapremo mai come si presenterà alla fine dell’evento, sappiamo soltando che  nel giro di una generazione o poco più, tutti i  sostegni-gabbie in legno spariranno per decomporsi a causa  dell’azione incessante delle intemperie e delle stagioni; rimarranno solo  i 42 alberi di faggio che piantati all’interno delle strutture dei pilastri saranno liberi di crescere e indicare con il loro allineamento l’intervento  creativo dell’uomo e la collaborazione attiva e generosa della natura.
 
(Questa ultima opera di Giuliano Mauri,  che nasce da un processo del tutto spontaneo e naturale, è l’atto finale che completa e integra tutto il lavoro svolto in tanti anni da questo riservato e raffinato poeta dei nostri giorni).                     Giovanni Bonanno 
 
 

  

Giuliano  Mauri
 
BIOGRAFIA 
 

 " Giuliano Mauri  è un artista non facilmente catalogabile. Nel suo biglietto da visita si definisce un  carpentiere che costruisce scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali, fiumi, isole, boschi, cieli. Nel Parco di Monza, sul prato tra la Cascina Cernuschi, sede dei Carabinieri a cavallo e la zona retrostante la Valle dei Sospiri, Mauri ha creato una grande voliera per umani: un cupolone costituito da tronchi intrecciati, che terminano al centro con un pilastro cavo, anch’esso formato da rami intrecciati, chiamato “cuore delle cerimonie”. L’opera, che è stata  inaugurata domenica 26 novembre, è stata  realizzata con materiali raccolti nel Parco di Monza:  legni robusti come il castagno, il nocciolo, l’olmo, il faggio, ecc.. . E poi il fango, le corde. I suoi aiutanti li trova sul posto, persone robuste, in genere cinque o sei, che lo facilitano nel lavoro. La sua arte si pone come obiettivo quello di intervenire sul paesaggio costruendo installazioni che paradossalmente ne evidenziano l’aspetto naturale e spirituale " .

 
 
Giuliano Mauri nasce a Lodivecchio nel 1938 e  ha vissuto a  Lodi fino al 29 maggio 2009. Alla fine degli anni Sessanta era venuto in contatto con i principali movimenti d'arte d'avanguardia in Italia. Gli anni Settanta lo videro come protagonista in prestazioni ambientali. I suoi video e performance sono stati mostrati in diverse gallerie: La Chiocciola di Padova, L'Alzaia a Roma, il Toselli di Milano e la Cavellini di Brescia. Nello stesso anno presenta  le sue opere ai musei di arte moderna di Bologna, Modena e Varsavia. Egli ha inoltre esposto  il suo  lavoro alla Biennale di Venezia (1976). Nel 1978 con le sue enormi scale è presente alla mostra 'Metafisica del Quotidiano' presso il Museo d'Arte Moderna di Bologna . Nel 1980 costruisce i  “Mulini a Vento” del tutto inutili. La casa “Raccoglitore dell'Uomo” è stata creata nel 1981 (Bergamo, chiesa di Sant'Agostino). L'anno seguente ha costruito l'imponente Scala del Paradiso (140m. di lunghezza e 10 m. di altezza)sulle rive dell'Adda, a Lodi. Questa consisteva in una serie di rami conficcati nel terreno legato alle estremità con  dello spago. Lo stesso lavoro è stato anche presentato alla Galleria Mercato del Sale a Milano. Nel 1984 ha iniziato le costruzioni vegetali “Altari” sulle rive dell'Adda, a Lodi. Nel corso dello stesso anno espone “Zeppelin” alla Galleria Quanta a Milano e costruisce  “La Città del sole”. Nel 1985 ha partecipato per la prima volta a 'Milanopoesia' presentando il lavoro “Accampamento padano”. A Sassello, nei pressi di Savona, costruisce “ La casa dell'Uomo”. Nel 1986 ha realizzato “La terra del cielo” all'interno della  chiesa di San Carpoforo a Milano. Nel catalogo, Vittorio Fagone definisce questa arte come 'in natura' nel senso pieno del termine. Nel 1987 ha creato ”Le Trombe del Paradiso” a Pegognaga (Mantova). Le “Spore vegetali” vengono sistemati a Villa Barzino vicino a Genova nel 1988, mentre i “Canti dell'esilio d'Occidente” a Sant'Arcangelo di Romagna. Nel 1988 ha costruito “Il Bosco” presso la sorgente del Tormo nella provincia di  Lodi e il  "Fiume Vestito - Canti dell'esilio d'Occidente", presso il fiume Marecchia a Sant 'Arcangelo di Romagna. . L'anno successivo è presente alla rassegna “Shakti 1”  di Copenaghen e nello stesso periodo  partecipa  a 'Milanopoesia' con “Accampamento padano 2”. Nel 1991 inizia la serie dei 'nidi' (Monteciccardo, Pesaro). Nel 1992 torna a Lodi  con “ Il Campo di Duecento Pertiche” e “L'albero dei Cento Nidi”. Viene invitato alla 37a Triennale di Milano. Gli” Altari vegetali” e “Creatività”  vengono creati a Borgo Valsugana (Trento). Nel giugno 1993  partecipa  al 'Simposio Art in Nature' di Hannover. A Chicago viene invitato a  'Athenaeum”-Museo dell’Architettura ev del Design ( padiglione italiano). in Danimarca, a Tranekær, costruisce  “Arpa Eolica” per il 'progetto Tikon'. A Cottbuns, vicino a Dresda, realizza una grande Cattedrale Vegetale. Biennale di Penne nel 1994. Nel 1996, Mauri riceve una borsa di studio della Fondazione Pollock-Krasner di New York. La borsa di studio consente a  Mauri di realizzare  in un bosco vicino a Lodi "Gerundo ciclico".  Nel 1997 costruisce “Casa della memoria”   nella  Laumeier Park di St. Louis, USA. E' presente con modelli,  disegni e Sculpture, presso il  Museo di St Louis, Missouri, USA. Nel 1998 partecipa a  “European Art and Nature Triennial”  al Castello di Dragsholm, Danimarca.Nel 1999 ha creato le  'Impronte', per il Stour Valley Art Project a King's Wood, Challock nel Kent. Mauri inizia  il progetto per i "Cannocchiali Estimativi" a Görlitz.  Mostra di Giuliano Mauri – “THE BRIDGE” nel parcheggio presso la stazione a Görlitz (sculture di piccolo formato, disegni, foto e modelli dei “Cannocchiali Estimativi”.  2000: Mostra di Giuliano Mauri – “The Bridge II”, nella sede  tedesco-polacca della  Fondazione per l'Arte, la Cultura e l’ Ecologia  di Görlitz.  A Sgorzelec, realizza gli “Osservatori estimativi” , fiume Neysa (2001). Per Arte Sella, nel 2001 nasce l’opera più nota e suggestiva di Mauri; “La Cattedrale vegetale”, in Val di Sella, composta da tre navate da 80 colonne di rami intrecciati, alte 12 metri e di un metro di diametro; all’interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino. Nel 2001 realizza anche la scenografia della Norma nello Sferisterio di Macerata per le scene di Giacomo Andrico e la regia di Daniele Abbado. Nel 2003, per la mostra “Le Città Invisibili”, davanti  alla Triennale di Milano  espone la sfera “Zenobia”.  Nel 2004, realizza la “Passerella di gelsomini sul fiume perduto”, con legno e piante di gelsomini. Nel 2006 costruisce la “Voliera per umani” nella valle dei Sospiri del Parco di Monza. Nel luglio 2008 conclude e inaugura il suggestivo Ponticello Soradore – San Vigilio a Padernello frazione di Borgo San Giacomo (Brescia) . Nell’ambito di Territoria #3 inaugura  a Luogomano  “l'Anfiteatro della Val di Bisenzio”, presso il Complesso Artistico Contemporaneo del Comune di Cantagallo. “L’Anfiteatro è stata una, se non l’ultima opera da lui realizzata. Sempre nel 2008 realizza I due ponti presso il Castello di Padernello (BS), rispettivamente di 50 e 30 metri, sembrano avere un aspetto quasi fantasmagorico: la rete di legno che si innalza dal passaggio è un intrico magico che non si isola dallo spazio circostante ma sa trasportare il visitatore dentro i confini di una natura diventata leggendaria, un sogno di evasione dalla realtà e rifugio nel passato. Da tempo in dialisi, muore a Lodi il 29 maggio del 2009.   
 
Nel 2010, dopo la morte, viene realizzata la grande “CATTEDRALE VEGETALE” nel Parco delle Orobie (BG.) Si tratta di una vera e propria cattedrale a 5 navate e 42 colonne costruita con 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno, 6 mila metri di rami di nocciolo e 42 piante di faggio - tenuti insieme da legno flessibile, picchetti, chiodi e corde secondo l'antica arte dell'intreccio - sta sorgendo ai piedi del Monte Arera a Oltre Il Colle, in località Plassa, a 1.200 metri di altitudine. Come pavimento la terra dell'antica radura, come tetto il cielo delle Orobie. L’opera nasce dal connubio tra arte, natura e spiritualità, la sua ideazione prevede negli anni la crescita di alberi ad alto fusto all'interno delle 42 colonne costruite interamente da materiale vegetale. La crescita dei faggi segnerà in circa venti anni la contemporanea trasformazione e perdita della struttura lignea originaria lasciando così che la natura prenda il sopravvento sul gesto artistico di cui resterà però memoria formale.
    
   
  
 
A tutt’oggi non esiste ancora una completa documentazione del suo lavoro. Questa mostra è la premessa per una sorta di prima catalogazione online delle sue opere e anche uno speciale omaggio al suo lavoro di ricerca. Inoltre, la suddetta retrospettiva nasce in contemporanea all’inaugurazione collaterale della grande “CATTEDRALE VEGETALE” realizzata quest’anno alle pendici del Monte Arera, nel Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello) a cura del Parco delle Orobie Bergamasche e del Comune di Oltre il Colle  (4 Settembre 2010  ore 10,30).
 
    
 
   OPERA IN CORSO
La “Cattedrale verde” sul monte Arera
Oltre il ColleDopo due anni di attesa è pronta  la «cattedrale verde» voluta dal Parco delle Orobie.  Ideata dall’artista lodigiano Giuliano Mauri (morto nel 2009), sorge in località Grumello, a circa 1.200 metri di quota, sulla strada che dalla Plassa porta alle pendici del monte Arera, a Oltre il Colle. La struttura in legno di sostegno con le prime piante, sarà  già pronta entro fine agosto. La cattedrale Vegetale alta da 8 a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, 5 navate e 42 colonne di rami intrecciati, alti sino a quindici metri; all’interno di ogni colonna  è stato piantato un faggio. Le piante crescono cinquanta centimetri all’anno, tramite potatura annuale formeranno nel tempo una vera e propria cattedrale. Circa venti anni, la natura prenderà il sopravvento, gli artifici costruiti, per accompagnare la crescita delle piante marciranno lasciando il posto ai faggi, un’architettura interamente ecologica dove ciò che non è più necessario si corrode. Il processo, l’ideazione, la costruzione e l’evoluzione è in perenne movimento.  
Ma cos’è la «cattedrale verde» o «cattedrale vegetale» che sorge in Valle Serina? E un’opera d’arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate. Un connubio di arte, natura e spiritualità, voluto per valorizzare il monte Arerai. Tempo tre mesi e si potrà vedere la struttura in legno, di per sé già bellissima con le prime piante, carpini e altri alberi autoctoni, alti circa due metri. Poi la “cattedrale”, con i suoi intrecci di rami, crescerà di anno in anno, assumendo colori diversi a seconda delle stagioni».
Un percorso, quello della «cattedrale», iniziato peraltro due anni fa: era il luglio 2008 e, in località Plassa, veniva realizzato e inaugurato in grande stile il portone d’ingresso della struttura. «Ma i tempi si sono allungati.  Giuliano Mauri aveva già fatto alcuni sopralluoghi e aveva in mente cosa realizzare: quelle idee ora verranno portate avanti dal figlio Roberto e  da Paola  Tognon.
Mauri, scomparso nel maggio 2009, divenne famoso proprio per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose un’altra «cattedrale verde», quella realizzata a Borgo Valsugana nel 2001, in Val  di Sella (Trento) per la manifestazione di arte contemporanea «Artesella». «Ma quella che sorgerà a Oltre il Colle sarà ancora più grande.
 
 
SCHEDA:
La «cattedrale verde» sorge in Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello), lungo la strada che porta sull'Arera, dove si trova il rifugio «Capanna 2.000».
5 navate, 42 colonne, 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno
6 mila metri di rami di nocciolo e 42 piante di faggio, altezza max navate 13 m
lunghezza 28.5 m, larghezza 24 m
 
Per la «cattedrale vegetale» non viene impiegato materiale che non sia legno e che non provenga dai boschi delle Orobie.
Pali di abete – Nel cantiere è previsto l’utilizzo di 1.800 pali di abete.
Rami – Sono di castagno i 600 rami impiegati per costruire la «cattedrale».
Nocciolo – È stato calcolato che occorrano rami di nocciolo per la lunghezza di circa 5-6.000 metri.
Faggio – L’opera sarà completata con la messa in posa dentro le colonne di 24 piccole piante di faggio.
Quota – La «cattedrale vegetale» si trova all’altezza di 1.345 metri.
Misure – Lunghezza della «cattedrale»: 28,5 metri; larghezza: 24 metri; altezza massima: 13 metri; altezza minima:
5 metri; numero delle navate: 5; larghezza navata centrale: 5,50 metri; altezza massima della navata centrale:
13 metri; larghezza delle prime due navate laterali: 4,50 metri; altezza massima delle prime due navate laterali: 8 metri; larghezza navate laterali esterne: 4 metri; altezza massima navate laterali esterne: 5 metri; numero delle colonne:
42; numero dei fusti per colonna: 8; diametro colonne: 1,50 metri.
Località La «cattedrale verde» sorge in Comune di Oltre il Colle, in località Plassa (Grumello), lungo la strada che porta sull’Arera, dove si trova il rifugio «Capanna 2.000»
Come si presenterà alla fine? Non lo sapremo mai perché nel giro di una generazione o poco tutto il legno sparirà, decomposto dall’azione delle stagioni e delle intemperie; resteranno i 42 alberi di faggio che, piantati all’interno delle strutture dei pilastri, saranno liberi di crescere. Non più presente l’intreccio originale dei vari elementi in legno, saranno i faggi sempre più robusti a indicare con il loro allineamento la mano dell’uomo, in un processo del tutto naturale.
 
Il 2010 è stato scelto per il completamento e l’inaugurazione dell’opera in quanto proclamato dall’Onu «Anno della biodiversità.
 
 
 




L’intervista:  

Intervista di Crl. Ver. a Philippe Daverio: “Ora ci mancherà un anarchico della piana”  
 
“Un anarchico poetico della piana”. “Un carpentiere”. Uno che affrontava la dialisi con “coraggio artigianale”. Così Philippe Daverio  grande amico di Giuliano Mauri, parla di lui. A San Bassiano, quando il comune di Lodi gli aveva assegnato il Fanfullino, Daverio era comparso all’improvviso, con grande sorpresa da parte dello scultore”.
-          Daverio, lei e Mauri vi conoscevate da tempo?
“Mi dispiace molto per quello che è successo. Fra un personaggio di altissimo spessore artistico. Aveva un animo fortemente anticommerciale. Era una mosca bianca in questa Italia conformista”.
-          A quali progetti avevate collaborato assieme?
“I più disparati. L’avevo spinto a fare dei progetti con la fondazione Mudima. Ma ricordo soprattutto la sua grande cattedrale nel Trentino, in mezzo alle montagne. Negli anni 90’ rammendo un intervento nei giardini di Quartoggiaro. Lo conoscevo da 15-20 anni”.
-          Come viveva la sua malattia?
“Ci siamo visti anche ultimamente, circa 3 settimane fa, (prima che lui morisse). Viveva la dialisi con coraggio artigianale”.
-          C’è qualcuno in grado di continuare quello che Mauri ha fatto?
“Mi piacerebbe che qualcuno prendesse la sua fiaccola. Credo però che non ci sia nessuno in grado di fare quello che faceva lui, con lo stesso spirito. Nemmeno chi, come lui, segue il filone “Arte e natura”.
-          Chi era davvero Mauri?
“Non era un uomo da biennali. Era un anarchico poetico della piana. Un carpentiere, privo di arroganza intellettuale. Era un uomo semplice. Uno che mentre costruiva cattedrali nel bosco impastava i ravioli. Una volta, a Milano, aveva innalzato una delle sue sculture vegetali davanti alla Triennale. I vigili del fuoco l’avevano fatta abbattere. La gente non riusciva a capire”.
-          Soffriva un po’ per l’incomprensione della gente e forse anche dei lodigiani?
“Mah, non ne soffriva neanche troppo. Lo caratterizzava questo atteggiamento semplice e aristocratico, per cui si distaccava dalla banalità. Sapeva di avere il dono della fantasia. Aveva il diritto a quell’aura di superiorità che è concessa ai poeti”.
-          La sua poetica si può definire un po’ metafisica? C’è qualcosa di spirituale nella sua arte?
“Metafisica no, spirituale si. Rappresentava una sorta di curiosa unione tra pantetismo e misticismo. Aveva anche una forte fede nel disfacimento.  “Le mie opere” –diceva- non sono fatte per durare, alcune ritorneranno alla terra dalla quale provengono”. Credeva in Dio in modo trasversale, secondo me: è un tema del quale non abbiamo mai parlato, ma nel pensiero di Giuliano c’era qualcosa di mistico e filosofico”
  
 
Mauri dice:
 
Per la “Cattedrale Vegetale dei 2001 a Arte Sella,  dichiarava: "Costruisco artifici per accompagnare le piante nei vent'anni che servono loro per diventare adulte. Dopo questo tempo le strutture sono destinate a marcire, a diventare terra. Al loro posto, stante una potatura annuale, ci saranno ottanta piante a forma quasi di colonna che ricorderanno comunque il mio lavoro. Quattro filari di alberi per la cattedrale che ho sempre sognato. Tra vent'anni la gente si accorgerà che c'è stata la creazione della natura che ha dialogato con l'uomo. Che è poi quello che l'uomo ha sempre fatto. La dimenticanza è solo la nostra di non sapere, di non riconoscere più”.

 

 “Agli inizi del terzo millennio, nel tentato passaggio da un’epoca di ideologie nemiche a quella di ricerca di un ideale di serenità e armonia, l’uomo rivela alle sorgenti del Bisenzio un tempio della natura. Per farne un luogo più caro a tutte le popolazioni di questa valle.”

 
“...nel mio lavoro mi piaceva immaginare di pormi in relazione con la vicenda naturale , senza recare offesa, senza cercare di prevaricarne il corso: sognavo di stabilire un colloquio, non di vantare un gesto. E il dialogo con la terra, il fiume, i vegetali mi accomunava nella volontà di crescere, di tendere a un cielo non più lontano, bensì fisicamente immanente” -  Giuliano Mauri
Da: Decio Giulio, Riccardo Carugati, Giuliano Mauri, 2003 Electa, Milano

  

 
Scrivono  di lui:
 
- Pierre Restany
"Le strutture in legno di Giuliano Mauri - - hanno la complessità dei cavalli di Frisi e delle reti di profondità: sono supporti di bandiere o di pali di mulini a vento che rinviano alla nostra coscienza dell'immaginario".

 
- Philippe  Daverio
“Giuliano  Mauri è un artista non facilmente catalogabile. Nel suo biglietto da visita si definisce un carpentiere che costruisce scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali,fiumi, isole, boschi, cieli”.
 
  
“...di fronte a questi intrichi di tronchi organizzati secondo tecniche di intreccio tradizionali – elaborate nell’arco di molti anni (maggior se non unico vanto dell’artista che preferisce piuttosto definirsi carpentiere), è possibile pensare di riproporre alcune domande che oggi sembrano essere divenute scontate: che cos’è la Natura? quanto sono effettivamente lontani uomo e Natura? e dio e Natura?
 
La Natura – avrebbe detto Goethe – è l’abito vivente della divinità. Ed è così che Mauri progetta le sue opere, al di là della scultura e dell’architettura. Come un lenzuolo che, posandosi su uno spettro benevolo e presente, dà volume all’invisibile, così la scultura di Mauri riveste i concetti che abbiamo di natura e cultura, modellandoli con abiti della stessa foggia di cui i concetti sono composti. Quella di Giuliano Mauri è una ricostruzione a memoria di un passato caduto nell’oblio, ma che tutti vorremmo poter studiare sui libri di storia così da informare ed ispirare il nostro futuro.
 
“L’Anfiteatro – dice il Carpentiere – potrebbe esserci sempre stato, nessuno secondo me si dovrebbe meravigliare. Perché è così, naturalmente. La piccola sensazione che ho ascoltato attraversando le valli del Bisenzio è diventata lentamente una certezza. Credo che il mio stesso atteggiamento potrebbe essere anche l’atteggiamento di altri, i quali potranno, a primo acchito, farsi molte domande, ma col passare del tempo non avranno più niente di cui meravigliarsi. C’è sempre stato o l’hanno fatto adesso? Non importa. 
 
Ora è qui. E quando non sarà più, continuerà ad esistere, spero, nella memoria della gente”.  
Marco Mocellin  in "Giuliano Mauri. Anfiteatro della Val di Bisenzio", Gli Ori, Prato, 2008
 
 
 
“…Giuliano spesso ricordava che tutti noi siamo foglie che seguono il lento fluire del fiume, a volte, nel nostro cammino, incontriamo un albero solitario, la secca di un ansa, legni levigati dalla corrente,segni che testimoniano che sono i luoghi che scelgono l’artista. E gli artisti sono essi stessi foglie, finito il loro ciclo, cadono,e vengono trascinati via, seguendo il loro destino per tornare alla natura”.                                                                                                   Giancarlo  Regorda
 
 
        
“…Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Giuliano Mauri in qualità di musicista, realizzando le colonne sonore di due video dedicati a lui e alla sua ricerca: Ciclico Gerundo e Un Bosco, realizzati rispettivamente da Stalker video e da Studio Azzurro.  Ho anche avuto modo di conoscere personalmente Mauri durante la mostra dedicata alle città invisibili di Calvino e per la quale aveva realizzato, davanti all’entrata della triennale, una bellissima struttura sferica (che fine ha fatto? E’ stata spostata?).  Trovo che il suo percorso sia tra i pochi che, nell’ambito della cosiddetta arte contemporanea, abbia la capacità di emozionare ed evocare utopie possibili. La sua ricerca di contatto col vivente nella forma vegetale è di rara intensità e per nulla intellettualistica. Avrei voluto comunicare a voce questi miei goffi pensieri sulla sua alta e intensa modalità di vivere l’arte, ma ho appreso solo oggi della sua scomparsa. Sapevo che era ammalato ma, forse ingenuamente, non immaginavo potesse essere cosi grave il suo male. Mi mancherà molto la sua figura ma per assurdo la ritroverò in tutte quelle forme vegetali che incontriamo in natura e che hanno rapppresentato per Giuliano Mauri una preziosa fonte di ispirazione … “più che cultura faccio coltura” raccontava in una videointervista. Giuliano Mauri, che avrei voluto conoscere meglio di persona, è per me un esempio di intellettuale, un coltivatore di idee e utopie”.        Alberto  Morelli
 
 
 
“…Ha firmato una delle opere artistiche più vere ed emozionanti degli ultimi decenni, la cattedrale vegetale di Arte Sella, in Valsugana. Fra i suoi lavori la Cattedrale vegetale, appunto  e le installazioni alla Villa Reale di Monza. Il Trentino gli deve molto. Quella cattedrale vegetale rimane squarcio di luce ed armonia, da gustare in silenzio, lentamente. Contro il tempo, malgrado il tempo”.                               
                                                                                                                       Carlo Martinelli  
 
 
“…Giuliano Mauri, il grande artista di Lodi esponente della scuola “naturalistica” che deve la sua notorietà ai suoi numerosi poetici interventi ambientali, definiti come “architetture naturali” costruite con il solo legno. Basti pensare alla famosa Cattedrale Vegetale ad Arte Sella, le grandi opere nella Ruhr post industriale, nei paesi del Nord Europa, in Inghilterra. L’artista della Biennale di Venezia e  che ha dedicato a Calvino la grande sfera in legno intrecciato all’ingresso della Triennale di Milano. Mauri lavorava solo con i materiali vegetali, intrecciando “voliere per umani” o segnando con il legno le arcate gotiche di cattedrali vegetali. Opere d’arte frutto di carpenteria naturale in cui l’artista era consapevole della loro caducità e partecipe dell’incessante trasformazione della natura sul gesto umano. Uno dei suoi ultimi progetti, se non l’ultimo si chiama Anfiteatro della Val di Bisenzio, un vero e proprio cantiere d’arte contemporanea creato nel cuore verde della Riserva Naturale dell’Acquerino Cantagallo in località Luogomano in Val di Bisenzio, realizzato in collaborazione con il Comune di Cantagallo, il Centro Per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato e costruito dai boscaioli dell’Associazione Boscaioli Alta Toscana e dagli operai della Comunità Montana val di Bisenzio. Un’opera immensa ancora incompiuta composta da 13 torri di legno alte più di 10 metri che a questo punto rimane il suo testamento artistico. “Sono profondamente addolorata per questa notizia – ha commentato il sindaco di Cantagallo Ilaria Bugetti  - perché dopo aver lavorato con lui per quasi tre anni abbiamo imparato a conoscerlo bene e a apprezzare la sua grande umanità, creatività e la sua attenzione per la natura e il territorio. Con questo suo modo di fare ci ha lasciato una traccia indelebile, sia nelle persone che gli sono state accanto che nel nostro territorio con il suo cantiere d’arte. Ci ha lasciato una idea di progetto che, se la famiglia sarà d’accordo, vogliamo continuare a portare avanti. Infatti – ha aggiunto – una delle sue ultime richieste è stata quella di costruire ogni anno una nuova torre di legno e noi ci impegneremo, insieme ai boscaioli che hanno realizzato l’opera, a portare avanti questo progetto per mantenere sempre vivo il ricordo di un’artista straordinario come Giuliano Mauri”.                                              Michele   Merola
 
 
 
 
 
 
Collegamenti esterni:   
             
 
-Arte Sella
 In particolare: la Cattedrale  vegetale del 2001 per Arte Sella.
  
-Voliera per umani con testo di Carlotta Eco
http://www.archinfo.it/home.php?_idnodo=196787&_archivio=1&PHPSESSID=924eb488eaf63d27260bd12
 
 
Ponte in legno nel bosco
 
http://www.castellodipadernello.it/index.php/turismo/news/66-un-ponte-di-legno-per-padernello.html
   
 
Intervista a G. Mauri
http://www.castellodipadernello.it/index.php/turismo/news/187-intervista-a-giuliano-mauri.html
 
 
 
SCENOGRAFIA:      Norma di Vincenzo Bellini, regia : Daniele Abbado , sculture: Giuliano Mauri - Sferisterio di Macerata 2001
http://www.danieleabbado.com/abbado_norma.htm
 
 
- Anfiteatro della Val di Bisenzio
http://www.comune.cantagallo.po.it/?page=informazioni&action=readall&idtema=3&index=1&idcategoria=586
 
GIULIANO MAURI: Anfiteatro della Val di Bisenzio
 
Oltre il Colle / I lavori per la “ Cattedrale Verde”
La Cattedrale Vegetale in costruzione sull’Arera
 
Nasce sull’Arera la cattedrale verde di abeti e castagni
 
 
 Il Parco delle Orobie Bergamasche
La Cattedrale naturale: http://www.parcorobie.it/cattedrale_vegetale.asp
La Galleria: http://www.parcorobie.it/gallery_arera.asp?cate=2
 
Comunicato Stampa dell’inaugurazione del 4 settembre ore 10:30
http://www.parcorobie.it/immagini/news/Inaugurazione%20Cattedrale%20Vegetale.pdf 
 

 

 

OLTRE IL COLLE: NUOVO SITO WEB PER LA CATTEDRALE VEGETALE
http://www.cattedralevegetale.oltreilcolle.info/
 
Video:  INTERVISTA Al  figlio dell’artista ROBERTO MAURI  e a   FRANCO GRASSI
http://www.youtube.com/watch?v=yZ87fBf41y8&feature=player_embedded#!
 

 

 

Cerca  Video  Youtube su Giuliano Mauri: 
http://www.youtube.com/results?search_query=Giuliano+Mauri&aq=f