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Biografia e Critica di GIUSEPPE MODICA


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GIUSEPPE  MODICA

















 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
BIOGRAFIA/ Giuseppe Modica

 

 
1953 - Giuseppe Modica nasce a Mazara del Vallo, Trapani. L’interesse per la pittura si mostra assai precocemente e appena quattordicenne dipinge le sue prime tele, nature morte nelle quali è già presente la tensione verso una “metafisica” delle cose quotidiane.          
1972 - Si iscrive alla facoltà di Architettura di Palermo e l’anno successivo si trasferisce a Firenze, città nella quale instaura un dialogo intenso e proficuo con il “museo” e dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, completando gli studi nel 1978.
1973 – Gennaio. Esordisce, a diciannove anni, con una mostra a Mazara del Vallo; poi, nel giugno, a Palermo.
1976 - La Galleria La Stufa ospita la sua prima personale a Firenze; nella presentazione in catalogo il critico Elvio Natali parla già di “metafisica”.
1978 - Completati gli studi rimane a Firenze dove prosegue la sua attività di ricerca artistica. Sono anni durissimi nei quali la sopravvivenza è assicurata dall’appoggio di pochi amici appassionati d’arte e di piccoli collezionisti.
Anni di sperimentazione, fondamentali per la sua formazione nei quali si va strutturando il suo linguaggio pittorico, quella “misura”, quel rigore essenziale che saranno elemento sostanziale e vitale della sua opera futura.
Gli è a fianco la moglie Carla, conosciuta nel 1976.
1982 - 1984 - Allestisce le mostre di Firenze che riscuotono l’interesse della critica toscana più attenta: Pier Carlo Santini, Tommaso Paloscia, Renzo Federici, Giuseppe Nicoletti. Partecipa a Basilea alla Fiera Internazionale d’Arte “Art Basel 13” e alla successiva edizione “Art Basel 14” con la Inter Art Galerie Reich.
1985 - Il pittore Bruno Caruso, al quale è ancora oggi legato da stima e amicizia, scrive un significativo saggio per la mostra alla galleria romana “Incontro d’arte”. La mostra costituisce il momento di partenza per un dialogo con studiosi che hanno poi sostenuto il suo lavoro: Dario Micacchi, Enzo Bilardello, Guido Giuffrè e altri.
In quell’occasione incontra Maurizio Fagiolo dell’Arco che da quel momento si è interessato con viva attenzione all’evoluzione della ricerca di Modica.
1986 - La prima mostra personale alla Galleria “La Tavolozza” di Palermo, nel corso della quale fa conoscenza con lo scrittore Leonardo Sciascia, che manifesta interesse e apprezzamento per le sue opere e gli dedica un intervento sul “Corriere della Sera”, una pagina di grande chiarezza, rivelatrice e premonitrice di una nuova verità per la ricerca di Modica.
1987 - Si trasferisce a Roma.
1989 - Apre un dialogo con Vittorio Sgarbi che focalizza in termini storico-critici lo spessore e l’autonomia della ricerca di Modica ne L’ammodicazione del sogno, testo per le personali alla galleria “La Tavolozza” di Palermo e “Jannone” di Milano.
Nello stesso anno vince la Cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti. Attualmente è Docente Ordinario di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
La critica continua ad occuparsi di lui, fra gli altri Marcello Venturoli, Sebastiano Grasso, Giorgio Soavi, Claudio Strinati.
1990 – È invitato alla VI Triennale dell’incisione di Milano.
1991 - La sua prima retrospettiva museale è allestita alla Tour Fromage di Aosta su invito di Janus, direttore del prestigioso Museo Internazionale d’Arte Contemporanea. Per questa mostra Maurizio Fagiolo dell’Arco scrive il saggio Le stanze inquiete nel catalogo edito da Fabbri. E’ un testo fondamentale per comprendere la pittura dell’artista: scandaglia in modo originale ed approfondito il lavoro di Modica mettendone in evidenza la complessa fenomenologia delle tematiche: artificio - luce - memoria - sicilitudine - geometria - specularità - tecnica.
1992 - Tramite Maurizio Fagiolo conosce Alfredo Paglione della “Galleria Trentadue” di Milano, con il quale si crea una proficua collaborazione e una duratura amicizia.
Significativo anche l’incontro con Antonio Tabucchi che ha scritto il racconto Le vacanze di Bernardo Soares per accompagnare una cartella di incisioni realizzate da Modica e pubblicate dall’editore Sciardelli di Milano.
1993 - Invitato da Franco Farina, presenta una retrospettiva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara con testo di Maurizio Fagiolo e poesia di Cesare Vivaldi.
1994 – 1995 – Partecipa alla XXXIV e XXXV edizione del Premio Suzzara alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea e al XXVII Premio Vasto.
1996 – È presente alla rassegna di arte contemporanea Pitture – Il sentimento e la forma allestita da Marco Goldin a Treviso ed espone a Milano con una personale, incentrata sul tema dello specchio, alla Galleria Appiani Arte 32.
1997-98 - L’ampia mostra antologica alla Casa dei Carraresi di Treviso, illustra aspetti significativi della ricerca di Modica dal 1980 in poi; curata da Marco Goldin si correda di una monografia Marsilio con testi di Guido Giuffrè, Massimo Onofri, Claudio Strinati.
1999 - È invitato alla XIII Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma e allestisce una mostra personale a Colonia alla Inter Art Galerie Reich.
2001 – Partecipa su invito al XXVIII Premio Sulmona e alla VIII Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea de Il Cairo oltre ad esporre con diverse mostre personali a Messina, Roma e Palermo.
2002 - La Città di Mazara del Vallo gli rende omaggio con la mostra antologica La luce è la luce è la luce, a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco, con catalogo edito da Umberto Allemandi. Partecipa inoltre al LIII Premio Michetti: Italia-Argentina.
2003 - È presente alla rassegna d’arte contemporanea Novecento Siciliano in prestigiosi musei di Minsk, Mosca, Barcellona, Palermo.
2004 - Il Soprintendente Claudio Strinati, con il patrocinio del Polo Museale Romano, cura nel Complesso del Vittoriano la sua mostra retrospettiva “Riflessione” come metafora della pittura. Opere 1989-2003, con catalogo Umberto Allemandi.
Nello stesso anno il Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, a cura di Giovanni Faccenda, gli organizza un’altra retrospettiva: Piero ed altri enigmi, incentrata sui rapporti enigmatici e arcani che legano da sempre la pittura di Modica al sublime magistero pierfrancescano.
2005 - Sarà la Provincia di Palermo a promuovere nel Loggiato di San Bartolomeo, , la sua rassegna personale: L’enigma del tempo e l’alchimia della luce a cura di Aldo Gerbino.
2007 - La retrospettiva La realtà dell’illusione-Opere 1983-2007 è allestita al Convento del Carmine di Marsala, voluta dalla Regione Sicilia e dall’Ente Mostre d’Arte Contemporanea “Città di Marsala”.
2008 – A Roma, nel Museo Nazionale di Palazzo di Venezia, Modica presenta la mostra Roma e la città riflessa con opere dal 1999 al 2008, visioni di città restituite attraverso la loro immagine allo specchio, in una sequenza di frammenti che si compongono e scompongono in ritmi di colore, luce e buio.
2009 - Dopo una serie di partecipazioni ad mostre collettive, è da segnalare la personale Blu Modica al Centro Culturale Le Muse di Andra, curata da Marco Di Capua con catalogo Silvana Editoriale.
2010 - Ritorna ad esporre a Milano, dopo molti anni, con la personale Metafisica di luce alla galleria Federico Rui Arte Contemporanea-Spazio Crocevia,con un testo di Gabriele Simongini.
Nello stesso anno è da segnalare la Mostra Retrospettiva "Inseguire la Pittura"-Giuseppe Modica opere 1999-2010, a cura di Laura Gavioli a Potenza Galleria Civica di Palazzo Loffredo.
 
 
Mostre Personali
 
1973 - Mazara del Vallo, Locali del Comune.
1973 - Palermo, Galleria C.F.T,(R. Certa, D. Tumminello).
1976 - Firenze, Galleria La Stufa, (E. Natali).
1982 - Sesto Fiorentino, Galleria La Soffitta, (R. Federici).
1984 - Saponara (ME), Biblioteca-Pinacoteca Comunale, (L. Barbera).
1985 - Firenze, Galleria Il Ponte, (G. Nicoletti).
1985 - Roma, Galleria Incontro d’Arte (B. Caruso, M. Venturoli).
1985 - Brescia, Galleria Il Segno Contemporaneo
1986 - Palermo, Galleria La Tavolozza, (B. Caruso).
1987 - Roma, Galleria Incontro d’Arte, (M. Venturoli).
1989 - Milano, Galleria Jannone, (L. Sciascia, V. Sgarbi).
1989 - Palermo, Galleria La Tavolozza, ( V. Sgarbi).
1991 - Aosta, Tour Fromage, Le stanze inquiete, mostra antologica a cura di M. Fagiolo dell’Arco con testo di Janus.
1992 - Genova, Galleria Devoto.
1992 - Milano, Galleria Appiani Arte 32, (da M. Fagiolo dell’Arco).
1992 - Piacenza, Galleria Il Cenacolo.
1992 – Trieste, Galleria Arte Tre.
1993 - Palermo, Galleria La Tavolozza (da C. Sofia, G. Soavi, M. Fagiolo dell’Arco).
1993 - Ferrara, Palazzo dei Diamanti, mostra antologica, con testi di M. Fagiolo dell’Arco e C Vivaldi.
1993 - Messina, Galleria Il Sagittario,(G. Giordano).
1993 - Brindisi, Galleria Il Tempietto, (M. Guastella).
1993 - Torino, Artissima, Galleria Il Sagittario.
1995 - Bologna, Artefiera, Galleria Appiani Arte 32.
1995 - Roma, Argam ’95, Galleria Andrè.
1996 - Milano, Galleria Appiani Arte 32, (M. Di Capua).
1996 - Piacenza, Galleria Il Cenacolo, (S. Fugazza).
1996 - Comiso, Galleria degli Archi, (M. Onofri).
1997 - Treviso, Casa dei Carraresi, mostra antologica a cura di M. Goldin, con testi di G. Giuffrè, C. Strinati, M. Onofri, L. Burzotta.
1998 - Roma, Galleria Studio S.
1998 - Scicli, Palazzo Spadaro, mostra antologica, (P. Nifosì).
1998 - Brindisi, Galleria Il Tempietto,( M. Di Capua).
1998 - Torino, Galleria Manini Arte, (Janus).
1999 - Bologna, Artefiera, Galleria Basile.
1999 - Colonia (D), Inter Art Galerie Reich, (da M. Fagiolo dell’Arco).
2000 - Utrecht (N), Contemporary Art Center.
2001 - Palermo, Galleria Trentasette, (A. Gerbino).
2001 - Messina, Galleria Il Sagittario, (M. T. Benedetti, P. Venuto).
2001 - Roma, Galleria Studio S, (M. T. Benedetti).
2002 - Bologna, Artefiera, Galleria Trentasette.
2002 - Bologna, Galleria Stefano Forni.
2002 - Mazara del Vallo, Palazzo del Seminario, mostra antologica a cura di M. Fagiolo dell’Arco, con testi di G. Soavi, A. Cusumano, N. De Vita.
2004 - Roma, Complesso del Vittoriano, mostra antologica a cura di C Strinati,con testi di G. Faccenda, M. Fagiolo dell’Arco, A. Cusumano, N. De Vita, M. T. Benedetti.
2004 - Arezzo, Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea, Sala Sant’Ignazio, mostra antologica a cura di G. Faccenda.
2005 - Brindisi, Galleria Il Tempietto, con testo di A. R. Brizzi.
2005 - Palermo, Loggiato di San Bartolomeo, con testo di A. Gerbino.
2006 - Teramo, Studio Forlenza, con testo di M. C. Ricciardi.
2007 - Marsala, Convento del Carmine, a cura di G. Giuffrè.
2008 – Tornareccio, Un mosaico per Tornareccio città delle api, Sala Polifunzionale, a cura di Elsa Betti con testo di Marcella Smocovich.
Roma, Museo Nazionale di Palazzo di Venezia, mostra personale a cura di Claudio Strinati.
2009 - Andria, Galleria Le Muse, "Blu Modica" a cura di Marco Di Capua.
2010 - Milano, Federico Rui Arte Contemporanea,"Metafisica di Luce" a cura di Gabriele Simongini.
Potenza, "Inseguire la Pittura"opere 1999-2010, a cura di Laura Gavioli, Galleria Civica di Palazzo Loffredo.
Teramo, Studio d'Arte Forlenza, "Guardare Oltre", a cura di Maria Cristina Ricciardi.
 
 
 
MOSTRE COLLETTIVE
 
1980
Cascina, Rassegna Nazionale di Pittura.
Prato , Pratestate 80, Sala Medievale di S.Iacopo.
 
1981
Firenze, Arte irachena in esilio, Palagio di Parte Guelfa.
 
1982
Basilea, Art Basel 13, Inter Art Galerie Reich.
Messina, Fierarte, Edigrafica.
Pistoia, L'altra realtà, Palazzo dei Vescovi.
Pistoia, (Ir)realtà (S)oggettiva.
 
1983
Bari, Expo Arte, Edigrafica.
Basilea, Art Basel 14, Inter Art Galerie Reich.
Forte dei Marmi, Giovani presenze artistiche, Galleria Comunale d'Arte Moderna.
Loro Ciuffenna, XVI Mostra di Pittura “Loro Ciuffenna".
Pontremoli, Sei artisti tra memoria e invenzione, Palazzo Dosi Magnavacca.
Salò, Biennale d'Arte Contemporanea "Gasparo da Salò".
 
1984
Scandicci, La condizione dell'uomo, Palazzina Direzionale.
Bagnolet (Parigi), Peintres a la Soffitta, Eglise St.Leu e St.Gilles.
 
1985
Sesto Fiorentino (Firenze), Vent'anni della Soffitta, Limonaia Villa Corsi Salviati.
 
1986
Firenze, Nuove Acquisizioni, Galleria dell'Accademia.
Firenze, I Segni di Firenze, Arte in vetrina, Centro Commerciale San Pier Maggiore.
Stia (Arezzo), Rassegna, Museo d'Arte Contemporanea.
 
1987
Palermo, Omaggio a Pirandello, Galleria Arte al Borgo.
Reims, Firenze, oh cara..., Musée Ancien Collège des Jesuites, Hopital Museaux.
Sciacca (Agrigento), Un punto nel mediterraneo: i giardini di Sicilia, Palazzo Scaglione.
 
1988
Napoli, Biennale del mare, Castel dell'Ovo.
Palermo, Tota Pulchra, Galleria d'Arte Moderna.
Roma, Prospettiva Natura Morta, Galleria Incontro d'Arte.
Tivoli (Roma), Nostalgia della Qualità – Qualità della Nostalgia, Villa d'Este.
 
1989
Lampedusa, Premio nazionale di Pittura, (1premio ex equo).
Roma, Presenze Siciliane, Complesso Monumentale di S.Michele a Ripa.
Roma, Manifesto per il 44°Gran Premio della Liberazione, Ciclismo Mondiale Caracalla - 25 Aprile.
Roma, Arte e Ambiente, Museo Centrale del Risorgimento.
Roma, Xilografia Calcografia, Galleria Incontro d'Arte.
 
1990
Milano,VI Triennale dell'Incisione.
Bologna, Arte Fiera, Galleria Studio Steffanoni.
Roma, Arte per l'Ecologia, Galleria Ca'D'Oro.
Roma, Fuori Gioco, Accademia d'Egitto.
Roma, Architetture Dipinte, Galleria Apollodoro.
Roma, Paesaggio Italiano, Galleria Agarte.
 
1991
Milano, Segno Affetto Colore, Galleria Steffanoni-Arte Contemporanea.
Noto, Infiorata 19-20 Maggio (Caruso, Fiume, Guccione, Guttuso, Modica).
Roma, La Conchiglia, Lilia Leoni Antichità.
Roma, Il sogno di Colombo, Galleria Incontro d'Arte.
Trapani, Sicilia Mito e Realtà, Museo Pepoli.
 
1992
Palermo, 12 Incisori Siciliani, Fondazione Mormino.
Roma, 12 Incisori Siciliani, Calcografia Nazionale.
Roma, Pittura di Figura, Galleria dei Greci.
Roma, De Pictura, Palazzo dei Congressi - IV Salone d'arte Moderna e Contemporanea.
 
1993
Mantova, Guido io vorrei..., Palazzo Ducale.
Milano, Le vacanze di Bernardo Soares, Galleria Sciardelli.
Milano, Trent'anni di Arte per immagini a Milano, Galleria Appiani Arte 32.
Rotterdam, Guido io vorrei....., Istituto Italiano di Cultura.
 
1994
Messina, Artisti al Museo, Teatro Vittorio Emanuele.
Sciacca (Agrigento), Mediterranea - Aspetti dell'Arte Siciliana, Convento di S.Francesco.
Suzzara (Mantova), Le Forme del Visibile - XXXIV Premio Suzzara, Galleria Civica
d'Arte Contemporanea.
Trieste, Natura Morta, Galleria d'Arte 3.
Vasto (Chieti), L'Arte Italiana nell'ultimo mezzo Secolo - XXVII Premio Vasto.
 
1995
Bari, Expo Arte, Galleria il Sagittario.
Messina, 25 Artisti per un mito: Cola Pesce, Galleria Il Sagittario.
Parigi, Jardins d'Eté, Galerie Alain Blondel.
Roma, Dal Corpo al Corpo, Università La Sapienza.
Roma, Giocattoli, Galleria Don Chisciotte.
Suzzara (Mantova), Il lavoro dell'Arte - XXXV Premio Suzzara, Galleria Civica
d'Arte Contemporanea.
 
1996
Bologna, Pitture: il Sentimento e la Forma, Le Arti - Spazio Lanzi.
Lucca, Della Leggerezza, Palazzo Ducale.
Treviso, Pitture: il Sentimento e la Forma, Casa dei Carraresi.
 
 
1997
Catania, Pitture: il Sentimento e la Forma, Castello Ursino.
Comiso (Ragusa), Pitture: il Sentimento e la Forma, Galleria degli Archi e Foyer del Teatro.
Messina, Artefiera, Galleria Basile e Galleria il Sagittario.
Messina, Fata Morgana, Galleria il Sagittario.
Palermo, Artefiera, Galleria Basile.
Racalmuto (Agrigento), Omaggio a Leonardo Sciascia, Fondazione Sciascia.
Roma, Arte a Roma, Ex Mattatoio.
Roma, I Buddenbrook e Roma. Cento anni 1897/1997, Galleria Don Chisciotte.
 
1998
Conegliano (Treviso), Una donazione per un nuovo Museo, Palazzo Sarcinelli.
Giulianova (Teramo), Nel segno dell'immagine, Museo d'Arte dello Splendore.
Il Cairo, Palme d'Autore, Istituto Italiano di Cultura.
Roma, L'Isola Dipinta 1948-1988. Sicilia Cinquant'anni di natura e paesaggio, Complesso del Vittoriano Museo del Risorgimento.
Roma, La Sicilia è un arcipelago, Acquario Romano.
Scicli (Ragusa), Collettiva di Primavera, Galleria l'Androne.
Torino, Artissima, Galleria Manini Arte.
 
1999
Roma, XIII Quadriennale d'Arte, Palazzo delle Esposizioni.
Roma, La pittura ritrovata 1978-1998 - Vent'anni di riallacciamento alla pitttura d'immagine, Complesso del Vittoriano Museo del Risorgimento.
Bologna, Il mondo di Paracelso, Paracelso Arte Contemporanea.
Enna, Omaggio a Francesco Lanza, Galleria Civica d'Arte Moderna.
Messina, Il mare e i suoi colori, Galleria il Sagittario.
Mezzolombardo (TN), Segni d'acqua, Patrizia Buonanno Arte Contemporanea.
Milano, De Metaphisica, Galleria Appiani Arte 32.
Racalmuto, Leonardo Sciascia e la bella Pittura, Fondazione Sciascia.
1999 - Viareggio, Omaggio a Puccini, Comune di Viareggio.
 
2000
Bologna, Arte Fiera, Galleria Basile.
Il Cairo, Triennale Internazionale dell'Incisione.
Firenze, Attualità della tradizione, incisori per il Bisonte, Museo Marino Marini.
Messina, Scilla e Cariddi, mito e arte, Galleria il Sagittario.
Modica, V° Rassegna internazionale della Calcografia Contemporanea, Palazzo Polara.
Naro, Segni grafici dal Seicento ad oggi, Museo dell'Incisione.
Palermo, Leonardo Sciascia e la bella Pittura, Villa Malfitano - Fondazione Withaker.
Palermo, Palermo, Galleria Sessantuno.
Pavia, Rassegna di Arte Contemporanea per l’AMPO “MAC 2000”, Complesso di Santa Maria Gualtieri.
Roma, Che bella (la) Figura!, Galleria Studio S Arte Contemporanea.
Roma, Paesaggio, Galleria Studio S Arte Contemporanea.
Scicli, Testimonianze 2000, Galleria L’Androne.
 
2001
Colonia, Pittura d’immagine, Inter Art Galerie Reich.
Il Cairo, VIII Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea.
Roma, Padiglione Italiano della VIII Biennale del Cairo, Accademia d'Egitto.
Roma, Un ponte sul Mediterraneo, Galleria Studio S Arte Contemporanea.
Sulmona, XXVIII Premio Sulmona.
 
2002
Roma, Per Cleopatra, Accademia d'Egitto e Galleria Studio S Arte Contemporanea.
Francavilla al mare (CH), LIII edizione del Premio Michetti: Italia - Argentina.
Roma, L’uomo e la sua dimensione religiosa in Europa, Braccio di Carlo Magno - Vaticano.
Castellarano, L’inconscia metafora dell’acqua, Galleria Comunale La Rocchetta.
 
2003
Alessandria d’Egitto, Per Cleopatra, Center of Art.
Il Cairo, Per Cleopatra, Akhnatoon Center of Art.
Scicli, Galleria L’Androne.
Tropea, Evocazione dell’anima, Palazzo del Turismo.
Roma, Prova d’autore, Galleria Il Quadrato di Omega.
Gala di Barcellona, “Aspetti della figurazione in Italia”, X Esposizione Nazionale d’Arte “Artisti per Epicentro, Museo Epicentro.
Minsk, , Novecento Siciliano, National Museum Belarussian History and Culture.
Mosca, Novecento Siciliano, Museo dell’Accademia delle Arti.
 
2004
Palermo, Novecento Siciliano, Palazzo dei Normanni.
Campobasso, Biennale dell’incisione, Pinacoteca Comunale.
Barcellona, Novecento Siciliano, Museu Maritim Drassanes Reials.
Roma, Salone di Maggio, Complesso del Vittoriano.
San Sepolcro, Da De Chirico a Ferroni. La resistenza della pittura, Museo Civico e Galleria La Loggia.
Comiso, Lo sguardo italiano. Ventidue artisti per Bufalino, Fondazione Gesualdo Bufalino - Foier Teatro Naselli.
Palermo, Palermo la Sicilia e gli arabi, Loggiato di San Bartolomeo.
 
2005
Roma, Salone di maggio, Complesso del Vittoriano.
Palermo, Di sguardi, di luoghi. Di ombre, Galleria Elle Arte.
 
2006
Roma, Prove d’Autore, Vertecchi per l’Arte.
Roma, Salone di maggio, Complesso del Vittoriano.
Roma, Omaggio a Rembrandt, Galleria Ca’ d’Oro.
San Gabriele-Isola del Gran Sasso, XII Biennale d’Arte Sacra.
Sulmona, XXXIII Premio Sulmona.
 
2006-07
Palermo, Corale, Galleria Trentasette.
 
2007
Andria, Hipnos e Thanatos, Galleria Le Muse.
Budapest, Visionari. Reale e fantastico nell’arte contemporanea, Galleria Koller.
L’Aquila,Visioni e illusioni. Il realismo visionario nella pittura italiana moderna e contemporanea, Castello Cinquecentesco.
Milano, Arte italiana 1968-2007, Palazzo Reale.
Tornareccio (CH), Un mosaico per Tornareccio (primo premio).
Erice (TP), Nuova collezione, Galleria Civica di Arte Contemporanea.
Parigi, Ore Expo, Galleria Koller (Budapest).
Roma, Nove artisti per Don Chisciotte, Galleria Don Chisciotte.
 
2008
Teramo, La ragione pittorica, Studio d’Arte Forlenza.
Trapani, In memoria di Falcone e Borsellino
Palermo, Palermo 2, Galleria Sessantuno
Palermo, "Patchwork. Voci per il decennale di Elle Arte", Galleria Elle Arte
Catania, Quadrato D'Arte. Ricordando Umberto Boccioni, Galleria Libra Arte
Potenza,"L'enigma del vero.Percorsi del realismo in Italia,1870-1980" a cura di L. Gavioli,Galleria Civica di Palazzo Loffredo.
 
2009
Presezzo (BG), Da De Chirico a Paolini - Arte per immagini, Palazzo Furietti Carrara-
Firenze, Omaggio a Leonardo Sciascia, Gabinetto Viesseux Palazzo Strozzi, Fondazione Il Bisonte.
Milano, Omaggio a Leonardo Sciascia, Castello Sforzesco.
Matera, Visioni contemporanee del paesaggio urbano, a cura di Massimo Guastella Galleria Opera Arte e Arti.
Andria, Ut Pictura poesis, Centro Culturale Le Muse.
Roma, Rifrazioni, Galleria Don Chisciotte.
Palermo, Tramonti, Galleria 61.
Roma, Palle di Natale, Galleria Arte e Pensieri.
Roma,omaggio a de Chirico, a cura di Gloria Porcella, mostra itinerante:Roma Galleria Ca' d'Oro.   Miami ,Saint Thomas High School .   New York, University.    Los Angeles,Bergamot Station,Santa Monica.
 
 
2010
Milano "Il canto degli alberi" Federico Rui Arte Contemporanea.
Palermo "Novecento Sacro in Sicilia",a cura di Giovanni Bonanno, Reale Albergo delle Povere.
Roma "12 Passi sulle orme di Caravaggio"a cura di Giulia Collina Galleria Don Chisciotte
 
 
 Contatti:    info@giuseppemodica.com
 
Via dei Santi Quattro Coronati, 31
00184 Roma          Tel. 06 770 723 54
 




  

 
 "Roma e la città riflessa"
ROMA PALAZZO VENEZIA, 2008


Modica è un artista che procede in costante sviluppo, con esemplare coerenza e continuità, sul filo di un tema visivo che è sempre lo stesso ma si moltiplica e si scompone in una miriade di idee nuove per cui la sua pittura assomiglia , se vista tutta insieme, a un poliedro il cui numero di facce è talmente elevato da richiedere continui spostamenti dell' attenzione per riuscire a cogliere tutte le mutazioni della superficie che, tuttavia, resta unitaria pur nei diversi punti di vista. Le opere recenti che appaiono in questa mostra sono una conferma di tale tesi e consentono una conoscenza e un apprezzamento ulteriore del suo lavoro, veramente rimarchevole. Attento scrutatore di luoghi sovente solitari e segnati dal lento ma inesorabile scorrere del tempo, Modica adesso ha rivolto il suo sguardo verso la città di Roma dove vive e lavora da moltissimi anni. Modica non ha mai rinunciato, e non intende rinunciarvi, a quella dimensione della "sicilitudine" che gli spetta per diritto di nascita, "una condizione esistenziale, un modo di essere", lo dice lui stesso nella conversazione pubblicata in questo stesso catalogo. Ma questo non gli impedisce di immergersi nella realtà romana e di trasfigurarla nel suo lavoro attraverso quello stesso filtro visivo, in parte desunto proprio da quella "sicilitudine" e per altri versi elaborato conglobando elementi diversi di tradizioni diverse a lui giunte con uno studio severo e appassionato. Nella Roma  che gli appartiene Modica versa la sua costante idea, latamente collegabile alla dimensione metafisica della pittura che lo accompagna si potrebbe dire da sempre e che trova ora un nuovo sviluppo. C'è in queste immagini pensate e realizzate da Modica quella sorta di classicità perenne imprescindibile nel suo lavoro e che lo porta spesso a ricordare i maestri supremi del Quattrocento, l' epoca in cui nacquero alcune delle idee che Modica condivide ancora oggi. Quelle idee non sono né antiche né moderne perché sono intrinseche alla pittura in sé e per sé, dato che si tratta delle basi stesse della percezione individuate nella superficie, nella profondità, nella luce, nel segno. Modica col tempo si è, in proposito, sempre più avvicinato a quel sistema di rappresentazione attraverso l' immagine riflessa in uno specchio che fu già a fondamento di tante esplorazioni figurative del passato , a volte in modo documentato a volte soltanto per induzione da parte di storici particolarmente attenti alla realtà dell' immagine e quindi accorti a riconoscere l' uso di particolari strumenti di rappresentazione. E' chiaro che lo specchio è un elemento di mediazione tra la visione diretta e la rappresentazione figurativa. Modica ha studiato a suo tempo anche i caratteri specifici dell' oggetto-specchio. Ha rappresentato, cioè, la superficie dello specchio, consumata dal tempo e macchiata, entro la quale si delinea una immagine di limpida purezza ma "disturbata", e nel contempo esaltata,  da quella superficie riflettente, ottenendo risultati di rara suggestione e di forte calamitazione dell' immagine verso l' osservatore. Ma adesso il pittore, guardando la sua Roma, è affacciato da un' ipotetica finestra e vede delinearsi la città riflessa in una miriade di trasparenze che la sezionano e la ricompongono come se avesse pensato a un anomalo "puzzle" dove le tessere vanno tutte a posto ma restano scardinate da una assoluta percezione unitaria. Come sempre Modica scende al di sotto della superficie ma, nel fare questo, la esalta per cui i frammenti sono al contempo nitidissimi e offuscati da una sorta di impossibilità a andare oltre l' unità della visione. Quasi fosse un filosofo dedito allo studio della fenomenologia, Modica trova un sistema rappresentativo in cui la dimensione della superficie e quella della profondità vengano avvertite da chi guarda come compresenti. Ecco allora che il termine "riflessione" assume entrambi i significati che gli spettano, quello di specchio della visione e quello di approfondimento della mente che pensa. E' interessante questo punto perché Modica non vi arriva sulla base di un ragionamento astratto e magari astruso, ma con la più assoluta semplicità e chiarezza di eloquio scaturente dal suo linguaggio di artista. Ha imparato a mirare all' essenziale e tutta la sua pittura è una sorta di distillato di quintessenza per penetrare nell' apparenza delle cose e oltre l' apparenza delle cose. Naturalmente il tema di Roma non è esclusivo ma tutte le rappresentazioni radunate per questa occasione espositiva si sostengono tra loro attraverso una sorta di unicità dell' argomento, che significa poi molteplicità di varianti possibili. C'è in questi quadri un amore sconfinato, e alieno da qualunque ostentazione retorica , per la materia. Da sempre Modica ha raggiunto un suo livello peculiare nell' elaborazione della materia pittorica, densa, intrisa di luce, morbida e asciutta nella sua sobria purezza. Qui nei quadri romani questa elaborazione della materia arriva addirittura all' idea stessa della "preziosità" quasi che il maestro avesse voluto estrarre dai suoi dipinti un senso quasi sacrale di rapporto con la sua opera  tale da farlo sentire intuitivamente a chi guarda con grande ma spontanea intensità. Modica è certo un laico nella sua idea della pittura ma ogni suo quadro sembra adesso riflettere un inedito carattere di religiosità calato dentro la città di Roma a prescindere dalle volontà  singole dei suoi abitanti. Quel senso di ammirazione e rispetto che sembrano consustanziali alla storia e all' immagine di Roma, sono adesso riproposti da Modica in un'ottica che è tutta sua. L' ottica di chi non si pone in venerazione di fronte a niente e nessuno ma vive questo clima incomparabile trasfondendolo nell' opera d' arte, quasi che ogni quadro nascesse come una preghiera del mattino che si carica di luce e benessere e lo restituisce a chi guarderà i bellissimi dipinti per predisporlo a un approccio buono e positivo con l' esistenza, sospesa nella delicata magia della pittura ma latente in un sentimento pudico e riservato ma non per questo meno intenso e coinvolto.                                    Claudio Strinati,   2008
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  Lo specchio, dove Modica ha toccato e tocca punte memorabili, oggi è forse il luogo di massima concentrazione dei suoi pensieri poetici, ma non è il solo. Sono tanti i paesaggi degli ultimi anni dove l’estaticità, che nel suo mondo è una delle corde più tese, si spiega ampia. L’immensità, la grande distanza, le terre remote avvolte d’aria e di luce sono da tempo spazio dei suoi sogni, suo modo di esprimere l’inesprimibile. Prima egli vi cercava invisibili presenze altre, difficoltose e criptiche, e non omogenee, diremmo, alla profonda autenticità del suo essere. Ma in un Entroterra del 1991, o in una Finestra sull’entroterra del 1992, la piana sconfinata che si stende dal secondo piano dell’immagine verso un lontanissimo orizzonte, subisce il fascino di certe vastità frequenti nella storia dell’arte, non tanto quattro o cinquecentesche, quanto ad esempio friedrichiane, le quali, rispetto a quelle, tanto più risentono la suggestione di un oltre che ci sovrasta. Se il maestro siciliano tende anch’esso a quanto trascende la quotidiana esperienza, egli tuttavia non si allontana dal mondo. La sua pittura, specialmente in questi anni Novanta, muove dall’interno di quell’esperienza, ma ne indaga – anzi ne è quietamente ossessionata – il mistero, le intime pieghe, quanto disegna la sua trama non con le cose ma col loro senso e appunto col loro mistero: quel senso e quel mistero Modica, senza violarli, sublimandoli, mirabilmente consegna all’immagine.
                                                                                                                                       Guido Giuffrè   1997
 
 
Specchio: «Vedi, mi collocano davanti al mare per far entrare il mare nella stanza. Io sono già nella stanza, e da qui vedo il mare. Adesso anche il pittore vede il mare, lo vede per come effettivamente è. La potenza del reale, la sua impronta precisa, scandita, priva di dubbi. La pittura deve riprodurre il reale, non lasciarsi incantare da certe sirene che alimentano solo dubbi e portano su strade cattive, lontane dalla verità. Perché vuoi che il pittore si disperda? …E io la riproduco uguale, proprio identica nelle sue fattezze, non la turbo con alcun marchingegno o sovrastruttura del pensiero. Vorrei dire che quasi la fotografo, la fotocopio, la imprimo nella retina. Un doppio della realtà, che sulla mia superficie trova un nuovo incanto». Miraggio: «Io non credo a quello che dici, anzi ti capita di vaneggiare, di negare l’evidenza. O meglio, l’evidenza della non evidenza. La realtà non è la realtà, e tu non ne sei il doppio. Un doppio di realtà, intendo, quindi riprodotta tal quale. La realtà si trasforma da quando si lascia vedere, non è più la stessa, viene per folate, turbamenti dell’ombra che non appare. Perfino la conoscenza ne risulta mutata. Non si vede più per come si conosce, ma occorre trovare altre misure, inaspettate, variabili, mai definibili. E con questo la saluto, la tua realtà, specchio; e la sua fedeltà»  Specchio: «Ma come puoi pensare che la realtà non sia dalla sua immagine e quell’immagine non sia la realtà? Io conosco solo le forme del visibile...».  Miraggio: «Eh no, il visibile è soltanto la via d’accesso all’invisibile. Mi spieghi perché altrimenti il pittore si ostinerebbe a inventare quello che non c’è, e proprio attraverso te lascia che nelle stanze aperte verso il mare entri davvero l’acqua del mare? Non vedi, cattura il silenzio, poi lo dispone sui muri tarlati, e quei muri sono la sabbia, un muschio febbrile che su tutto attecchisce. Quelle macchie sono il tempo che si confonde con la vita. Ancora una volta miraggio. Ma, adesso, non più solo un fatto della visione che s’inabissa e scompare alla visione stessa, ma un fatto dello spirito.»  «…Ma poi la tua benedetta realtà lui la strapazza, la dipinge in un altro modo, se ne dimentica, e alla fine di realtà nel quadro non ce n’è neanche una virgola. Finge di dipingere un paesaggio, e invece se ne frega. Si inventa paesaggi che non ci sono anche se sembrano reali. In questo, devo dirlo, è un vero maestro. Ma è come se fosse già passata tutta la storia, tutto si fosse compiuto, e più nulla ci fosse da vedere. Allora il vedere è già cosa del tempo, è già dentro il tempo, e la visione è come ti dicevo un fatto dello spirito. Non ostinarti a negare quanto risulta dall’opera, perché l’opera è infine una solitudine, un silenzio, un avviso, una dichiarazione d’amore. L’opera non finisce davvero mai, e in essa c’è tutta la ricchezza possibile della pittura, tutta la sua estensione nel tempo e nello spazio».                                 Marco   Goldin 1997
 
 
Modica sta dentro la sua stanza e da lì osserva. Nel suo lavoro c’è una logica analoga a quella della Finestra sul cortile di Hitchcock: per quanto ci si possa sporgere, sforzandosi di guardare oltre il limite consentito dalla finestra della nostra camera, non sarà possibile allargare il campo visivo nemmeno di un millimetro. Cosi è, e cosi resta. Certo si potrebbe cambiare luogo di osservazione ma non in un’idea estetica. L’arte può ben essere una costrizione e, anzi, spesso e volentieri lo è. Del resto non è strano. Se si crede alle possibilità dell’arte, si deve credere anche alla necessità dell'arte stessa e l’idea della necessità confina quasi con quella di costrizione, senza nessun contrasto con il principio, certo irrinunciabile, della libertà delle idee, perché queste costrizioni sono creazioni, appunto necessarie, dell’artista e non c’è migliore libertà di quella che ci siamo imposta. Non è certo monotona la serie serratissima dei dipinti che Modica è venuto costruendo negli anni, ma è evidentissimo come, tutti insieme, questi dipinti rendano l’idea di un diario visivo, dove i temi si accumulano, si confrontano, si integrano. Chi esamina il complesso delle opere scopre una continua, lenta ma inarrestabile transizione, condotta con una coerenza e una dedizione che ricordano la mentalità di Mondrian negli ardui anni della maniera astratta. Nella imperitura dimensione della classicità, non certo contraddetta ma anzi riconsacrata da certi nostri grandi maestri dell’informale, Modica lavora con la coscienza del saggio che, individuato il proprio campo visivo, vi abita con convinta attenzione e sprofonda sempre più nel materiale che ha predisposto.            Claudio Strinati, 1997
 

L’unico mare che mi è entrato in casa, proprio fisicamente entrato in casa, è quello dipinto da Giuseppe Modica, siciliano di Mazara del Vallo. Dove sono stato, un po’ di corsa, quando ero in Sicilia per scrivere e fare fotografie per un libro su Renato Guttuso. C’erano tante barche da pesca, tantissime cassette per il pesce appoggiate ai muri delle case intorno al porto: e dei pescatori ai quali, sono certo, l’acqua del mare non sarebbe certamente entrata in casa perché avevano ben altro da fare che guardare quadri. Questi dipinti da Modica negli ultimi anni che sono quelli di adesso mi sembrano ancora più dentro casa di quelli che avevo amato una decina di anni fa. Perché in quelli il mare era visto da lontano, da uno che sta affacciato alla finestra, o si cuoce al sole quando sta in terrazza e laggiù c’è il mare. Scrissi che, nella lontananza delle architetture che si ergevano come contrafforti, per sorgere dal mare come muraglioni di una difesa dal nemico, avevo visto una fortezza Bastiani, quella del Deserto dei Tartari di Buzzati. Sul mare. Adesso Modica si è tirato dentro casa per far arrivare le rifrazioni che gli specchi possono dare di quella doppia vita che sta fuori, laggiù dove si vede sempre l’acqua azzurra del mare e l’azzurro dei pavimenti, delle mattonelle, e dei riflessi che la luce del giorno dà, infilandosi come una lama, nel costato di chi guarda. Che bei corpi vedo, oltre alla forma delle stanze che gli fanno da supporto: corpi femminili ben disegnati, e ben dipinti. Cosa non più facile visto che la pittura, l’arte della pittura, sta trascurando, come si fosse pentita di aver tanto guardato, come è fatto un corpo di donna, e non ha più la cognizione di quello che si lascia guardare per lasciarci di stucco. Io, lo confesso, sono ancora attratto da come è fatto il corpo di una donna anche nei quadri; da come sta disteso, sempre nei quadri, il mare, quando la sua acqua è ferma immobile come se nessuno stesse remando laggiù in fondo: ma se una finestra, o uno specchio, mi riflettono la vita di una stanza, mi sento ancora meglio. Bei quadri, belle somme di architetture, bei ricordi che stanno nella testa di Giuseppe Modica il quale, per nostra fortuna, quando ha dei ricordi netti, li dipinge per farci stare in casa. Davanti all’acqua. Quella che, silenziosamente, mette i piedi nelle nostre case.                       Giorgio Soavi 1996
 
                                                                                                                                    
 
 GEOMETRIA Ha avuto un periodo iper-realista, Modica; e ne ha avuto un altro astratto-geometrico. Anche a non saperlo, risulterebbe chiaro davanti a un gruppo di quadri 1991. Chiaro e distinto, scompartito e ripartito. Il cielo e il mare e la terra; ma anche le quinte e gli spaccati e il fondale. Precisione e geometria (araba, forse). L'edificio, che più volte appare nei quadri recenti, somiglia a quell'antico tempio palermitano in cui arrivano a coniugarsi il cubo con la sfera. Anche la geometria viene ritrovata nel tempo della memoria. LUCE Luce diffusa, luce proiettata, luce fredda e calda, luce-colore e colore-luce. La luce affocata del deserto, e quella opaca della tempesta. Tramonto e alba, crepuscolo e mezza luce. Proiezione e luce allo specchio... Tutte le possibilità della sorgente luminosa, troviamo esplorate in un quadro di Modica. Luce fiamminga e luce olandese, luce di Antonello e luminosità di Piero della Francesca; luce tendente allo scuro di Stomer e luce tendente al chiaro di Vermeer. La luce della luce della luce MEMORIA Avere una terra per memoria: idea lontana di Mazara del Vallo. Il frutto e il fiore: zagare e lumie, fichi d’india. Tornare a un luogo dove ritrovano un nome e cognome la dialettica eterna della vita (Luigi Pirandello) e la pittura plastica e chiaroscurata (Antonello da Messina, Caravaggio) la scultura virtuosistica (Serpotta)... Lo spirito arabo si accavalla a quello romano-imperiale. 1 dolci sono troppo dolci, i profumi troppo profumati, le passioni troppo appassionate, la pittura esageratamente pittorica. In quell’idea affocata (di Africa desiderata) perfino il Colosseo che è a tre passi dallo studio di Modica perde il connotato di romanità per diventare una ossessione mediterranea..
SICILITUDINE Il bello di avere un paese è che, almeno, puoi fuggirne via, aveva più o meno scritto Cesare Pavese. Dopo le orge di internazionalismi, si è capito che le radici sono un fattore positivo nella vita di un artista. Un paese è la scena dei primi ricordi, è il palcoscenico del Rimosso; quasi il telone bianco sul quale si proietta la tragedia dell’infanzia. Un paese come la Sicilia è doppiamente importante. Isola significa 'isolarsi', e allora, 'Sicilia',può anche diventare il doppio della ricerca, la metafora della riflessione e del pensiero. È stato Leonardo Sciascia a parlare di 'sicilitudine' nel bel libro dedicato agli scrittori e cose della Sicilia intitolato La corda pazza. E anche un pittore attivo nel 1991, può rifarsi a quel vero continente percorso da tutti i popoli della terra, 'sequestrato' per alcuni, europeo per altri. Emergono nei quadri di questa mostra l’orizzonte incerto di cielo e mare, l’azzurro e il sabbioso, la spartizione della salina e il vaso di coccio di Caltagirone, il blocco terreo della cava di tufo. ('Vuote le mani, ma pieni gli occhi del ricordo di lei', scrisse l’esule Ibn Hamdis, citato da Sciascia). Ma attenzione, non sono soltanto frammenti d’una propria vita vissuta, sono la parafrasi di quello che sempre è stata la pittura. Una volta hanno chiesto a Giorgio de Chirico se i suoi cavalli o i suoi archeologi fossero un discorso classico, e de Chirico rispose che no, che erano frammenti della sua Grecia e quindi semplicemente della sua vita. Tutta qui la 'sicilitudine' di Modica: quei luoghi e quegli oggetti accuratamente esibiti sulla tela sono nient’altro che l’esca della sua memoria, le spie del piccolo mondo conosciuto al quale si aggrappa, sono il passato del suo presente.
 
SPECCHIO Guardo La stanza dell’inquietudine dipinto nel 1989. Su una parete, che è un mezzo fondale, è poggiato un tavolo con uno specchio. In quello specchio si raddoppia il nostro spazio: rispecchia un altro pavimento, uno stipite e il mare all’orizzonte. Sulla destra, si prolunga la veranda verso un mare: che è uno specchio. L’azzurro diffuso si placa come in uno specchio, oscuramente. Il pittore ricava abilmente un quadro nel quadro: un’altra rappresentazione che raddoppia il doppio. E il quadro è tutto lì. In quella slittante presenza di una assenza. Nell’enigma del non detto (ma rappresentato due volte). In quei frammenti di mondo che, ritrovandosi, si perdono per sempre.                                               Maurizio Fagiolo dell’Arco,   1991
 
 
 
Ecco, la grande novità poetica di un pittore nuovo come Giuseppe Modica sta nel dare forma solare ma enigmatica alla vicenda umana calata in un tempo infinito. Tu puoi pensare che sia un tempo infinito e che lo puoi circoscrivere con la tua memoria fino a renderlo riconoscibile. Ma è la faccia apparente dell’enigma che non è subordinato alla storia ma ingloba la storia. A saper guardare si vedrà quanto sia importante la materia che struttura le forme storiche e quelle naturali. Era compatta, ben lavorata quella storica: è ancora in espansione quella della natura viridans. Il mare è increspato da piccole onde ritmiche ma non saprai mai quando si mosse quella che ora batte contro le mura. Quel che è vivo: i vegetali; quel che si muove: il mare e la luce; non fanno altro che acuire la profondità abissale del tempo. Una meditazione sul senso dell’attesa di segni nuovi che potessero entrare nello spazio del quadro, come nella grande e vuota desolazione melanconica delle Piazze d’Italia di Giorgio de Chirico, forse, c’è stata: ma la solarità implacabile ha divorato quel tanto di nordico che era nella Metafisica. La materia va sostituendo la concettualità: la presente stagione e il suon di lei…                                                                                                     Dario Micacchi,  1991
 
 
 
È difficile sottrarsi al fascino dei suoi quadri azzurri e infiniti, perché lui insiste su diversi luoghi comuni della nostra psicologia e della nostra cultura: il risultato mantiene un carattere di profonda originalità. Certo noi vediamo ciò che sappiamo, ma la forza dell’arte è la conservazione dello stupore del quotidiano, della capacità di meraviglia, principio maturato nell’estetica barocca: 'è del poeta il fin la meraviglia'. Noi restiamo stupiti di fronte ai risultati di Modica. Anche se la meraviglia non è nell’eccesso, nella mostruosità, nelle deformazioni. Dunque Modica passa indenne attraverso il mito del sogno, della luce mediterranea, della metafisica, del surrealismo. Guardiamo e troviamo un mondo che in qualche modo ci appartiene: anche la classicità della Sicilia, la tradizione della Magna Grecia, i templi, il mare, e poi perfino gli ammiccamenti alle mode letterarie incrociati con il fascino delle proprie antiche radici. In un dipinto come la Terrazza di Pessoa vediamo un balcone sul mare con le piastrelle sbrecciate come sarebbe, come è, in un palazzo di Palermo, in una gattopardesca dimora. Ciò che preme a Modica è evocare, alludere a un intero mondo con limpidi frammenti di visione, smuovere stratificazioni di pensieri, ed emozioni sepolte, o forse mai a noi appartenute, ma che egli ci fa credere nostre.                                                                                                     V. Sgarbi, 1989
 
 
È curioso che la mostra di un pittore di oggi – di un pittore ben lontano dal ricordare e celebrare fatti storici, di una fantasia, piuttosto, che attinge al surreale – faccia affiorare alla memoria, a prima impressione, le parole di uno storico, sia pure di uno storico 'visionario' come Michele Amari. Certo vi ha parte – in questa suggestione, in questo richiamo – il sapere che Giuseppe Modica è nato a Mzara del Vallo trentadue anni fa e che a Ma zara ha passato i primi vent’anni della sua vita, migrando poi a Firenze; ma è soprattutto dai suoi quadri che immediatamente insorgono certi 'attacchi' di Michele Amari, della sua Storia dei Musulmani di Sicilia: poiché l’assenza di queste fantasie, di queste rappresentazioni, si può dire risieda in quel che Vittorini, appunto della Storia dei Musulmani di Amari, diceva: 'Sembra che abbia avuto per punto di partenza, da come è scritta, una seduzione del cuore, qualche favolosa idea che l’Amari fanciullo si formò del mondo arabo, tra letture di vecchi libri e ricordi locali'. E i ricordi, favoleggiati, trasognati, debbono essere di tenace persistenza a Mazara: primo luogo della conquista musulmana dell’isola e che si può anche dire l’ultimo della resistenza a Federico II. Nelle fantasie di Modica, enormi pietre squadrate emergono dal mare di Mazara a formare fantasmagoriche cale, rifugi non rassicuranti: tutte non si sa se disegnate dalla corrosione dell’acqua o se dall’acqua cancellate - e ne resta qualche traccia - dei rilievi, delle figure e decorazioni che in tempi immemorabili recavano. Alcune sono sovrastate dalle cupole rosse di San Giovanni degli Eremiti, altre da presentimenti di giardini, di agrumeti. I tempi slittano, si intersecano, trovano rispondenze, trasparenze, fusioni. In uno stesso quadro, la luce dà l’illusione di mutare, di star mutando: e che ne ricevano la vicenda i colori, le forme. Grande sensibilità, grande perizia.                                                      
                                                                                                                             Leonardo Sciascia, 1986
 
 
I luoghi eletti di quest’artista singolare, apparentemente sfolgoranti di luce pareva fossero stati improvvisamente oscurati da un’eclisse parziale che ne aveva sfocati i contorni, così che le due situazioni di luce e di ombra finivano per coesistere nella visione totale dei suoi quadri: con la debita conseguenza di provocare un’atmosfera irreale ed inquietante carica di quell’elettricità che abitualmente precede i cataclismi. [...] Ma guardando con attenzione quei luoghi ci si accorge che altri non sono che i luoghi della nostra vita quotidiana, forse troppo crudelmente spogliati e mascherati dei camuffamenti delle convenienze e delle illusioni. E velati da una nebbiolina che nella realtà potrebbe apparire persino irreale (e che potremmo chiamare foschia, caligine o riverbero), ma che nella metafora ci appare densa di  avvertimenti.                    Bruno Caruso 1985 
                                                                                                                
                                                                                                                          
 
Ma non qui si ferma lo 'straniamento' stupefacente di Modica che ancora ad altro mira nella sua sempre spiazzante suggestione, non arrestandosi a rompere le barriere dello spazio, ma a quelle del tempo puntando. È qui, io credo, il cuore della sua complessa pittura, nel tentativo di capovolgere il concetto di tempo o, meglio ancora, di restituirlo alla sua originaria realtà: tempo non come 'misura', ma come 'durata'. […]Ecco che i 'tempi', in cui per nostra limitata dimensione abbiamo sezionato il 'tempo' in ieri, oggi e domani o, al massimo della nostra capacità, in passato, presente e futuro, vengono qui mescolati e restituiti a quella unità che ci sfugge perché di essa siamo solo frammenti. Di questo 'tempo soggetto', unica vera presenza che colma tutte le possibili assenze e le illusioni del quadro, la pittura di Modica si fa documento non solo nel recuperare il passato, o nel testimoniare il presente, ma soprattutto nel porsi come 'memoria del futuro'. Proprio attraverso questo tempo circolare, perenne, eterno, che prima di noi è stato e, già ora e qui, dopo di noi sarà, la realtà e la surrealtà di Modica sconfinano in un territorio 'metafisico' e la sua pittura tende a quella totalità dell’essere e dell’esistere che all’uomo non è consentito di misurare. Totalità di presenze e di memorie, di immaginazione e di quotidiano, di giorni e di cultura, di realtà e di simboli; a questo mira una pittura estremamente letteraria, a questo conduce il suo 'non essere': invita, cioè, a riveder tutto in un’ottica che non sia quella misera in cui, tutto distorcendo, ci dibattiamo; a ritrovar una più ampia misura, nonché del tempo, del qui nostro essere e, finché ci è concesso, del nostro qui esistere.                                                                          Lucio Barbera, 1984