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Biografia e Critica di * Personale di FRANCO LONGO


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* Personale  di  FRANCO LONGO

















 

 

 

 

 

 

 

Note Biobibliografiche/ BIOGRAPHY

FRANCO LONGO


Curriculum vitae

Franco Longo nasce a Salerno il 18 dicembre del 1945, consegue il diploma di laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli ed è docente di Discipline Pittoriche e Percezione Visiva presso il Liceo Artistico di Salerno.
Nel 1965 allestisce una mostra personale presso la Galleria La Seggiola di Salerno.
1965 Collettiva al Peristilio Teatro Verdi Salerno
1968 Pietro Lista – Franco Longo , Alterazione per un suicidio, happening - Club Universitario di Cava dei Tirreni. Dall’happening viene tratto il film omonimo realizzato da Pietro Lista e Franco Longo
Nel 1969 allestisce una mostra personale alla Galleria Einaudi 691.
Nel 1973 partecipa alla II Rassegna Incontri Internazionali d'Arte, presso l'Azienda di Soggiorno e Turismo di Salerno. Realizza il disco Tempo Imparziale, LP 33, con testo critico di Filiberto Menna.
Nel 1975 é invitato alla X Quadriennale d'Arte, La Nuova Generazione, Palazzo delle Esposizioni, Roma, nell’ambito della quale, attraverso materiali multimediali, enuncia la citazione HIC ET NUNC, e definisce l’attraversamento spazio/tempo mediante una proiezione continua.
Installazione di una mostra personale presso la Galleria Taide di Mercato San Severino, Salerno. Partecipa a Full Time a Reggio Calabria.
Partecipa alla Rassegna Napoli Situazione 75, introduzione al catalogo di G. Pedicini; cfr. Enrico Crispolti, Arti visive e partecipazione sociale, Bari, De Donato, 1980.
Nel 1976, in occasione del XIX Festival del Cinema di Salerno, realizza a Cava de’ Tirreni l'happening Non c'è più firmamento, da cui viene tratto il film La stella di vetro.
Nel 1977 allestisce al Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga, in Roma, un environnement Sublimazione, il Tempo dell'irreversibile.
Continuando il suo lavoro sull’ uso del video, dà vita ad una nuova serie di Video-tapes, tra cui Spazio Fluido, presentati in occasione della mostra personale alla Galleria La Seggiola di Salerno.
Partecipa all’ Arte Fiera di Bologna, con la Galleria La Seggiola di Salerno, nel 1978.
Nel 1979 personale alla Galleria Taide, Salerno, video installazione.
Arte Fiera di Bologna, Installazione in piazza della Costituzione di un telone di cm 1500x200 recante la scritta WHAT YOU ARE THINKING IN THIS MOMENT IS ART.
Nel 1981 è segnalato da Filiberto Menna nel Catalogo Bolaffi Arte Grafica n.11.
Partecipa all'Expo Arte di Bari con la Galleria Taide di Salerno.
Nel 1982 partecipa alla Rassegna Spazio Video, presso l’EPT di Salerno.
Allestisce la mostra personale presso lo Studio Trisorio di Napoli, Sogno d’amore sull’ipotenusa, con testo critico di Antonio d’Avossa.
Partecipa a Differenza Video, Rassegna Internazionale di video d'artista, presso lo Studio Trisorio di Napoli.
Nel 1983 è presente alla Rassegna Spazio Video II, Palazzo S.Massimo, Salerno.
In settembre partecipa all’Annual Living Room Video Festspiel ‘83, Salling, Danimarca.
In ottobre partecipa a Video C.D.83, Cankarjev Dom, Ljubliana, Yugoslavia.
Nel 1984 allestisce al Castello Arechi di Salerno, la mostra personale Amor Sacro, amor profano, testo critico di Rino Mele.
Partecipa alla Rassegna L'Immaginario Tecnologico, Museo del Sannio, Benevento.
E’ a cura di Rino Mele il testo sulle opere video: Franco Longo La pittura trasferita, Studio Trisorio, Napoli.
Nel 1985 partecipa ad Art Media, Rassegna di Estetica del Video, Università agli studi di Salerno.
Nel 1986 è invitato alla Rassegna U-Tape, Palazzo dei Diamanti, Ferrara.
Nel 1989 allestisce nell’ Auditorium S.Giovanni di Dio di Salerno, una mostra personale con la pubblicazione del volume, Vizio e malinconia della pittura di Michele Bonuomo, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano.
Nel 1990 MASP, Galleria La Seggiola 1965, Sào Paulo, Brasile.
Collettiva Gallery il Portico Cava dei Tirreni, (SA).
E’ del 1992 Artifex , mostra personale presso l’Auditorium S.Giovanni di Dio, Salerno.
Libro dei Versi e delle Figure, 1992, Avagliano Editore, Cava de’ Tirreni.
E’ del 1993 Solfuro di mercurio, mostra personale presso il Tempio di Pomona, Palazzo Arcivescovile, Salerno.
Nel 1994 è invitato presso il Musée Municipal de Saint-Paul, dove allestisce una mostra personale con presentazione in catalogo di un testo poetico di André Verdet: Prestiges d’une peinture.
Rino Mele, Via della stella, disegni di Franco Longo, Avagliano Editore, 1994.
Nel 1996 allestisce una mostra personale presso il Lazzaretto, ex Ospedale S. Maria della Pace, Napoli, col patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli. Catalogo-monografia a cura di Rino Mele e Massimo Oldoni.
1997 Nell’ambito della XIII settimana per i Beni Culturali, Soprintendenza Archeologica di Salerno, nella Villa Romana di Sava di Baronissi, Salerno, mostra La discesa agli inferi, di Franco Longo e Pietro Lista.
Nel 1999 allestisce a Villa Carrara, Salerno, La cripta e il cielo, mostra patrocinata dal Comune di Salerno, Catalogo Ripostes con versi e testo critico di Rino Mele.
2000 Arte sulla Passione, Convento San Francesco Giffoni Valle Piana (SA).
2000 Con…fronti CerAmici, Chiesa Sant’ Apollonia, Salerno.
2000 Artisti per il Kossovo, Galleria d'arte Paola Verrengia, Salerno, 2000.
2001 “XI Scientific week "MUSIS" University La Sapienza Rome, Lavatoio Contumaciale Roma.
Nel gennaio 2002 allestisce la mostra personale Corpus, presso lo STUDIO 34, Salerno, catalogo con testi di Rino Mele. Pubblicazioni settimanali di disegni, in collaborazione con il quotidiano Roma il Salernitano. In agosto-settembre partecipa alla rassegna Furore dolce dell’arte, con testo di Rino Mele, Costa d’Amalfi.
2002 Percorsi creativi STUDIO 34, Salerno
2003 A cura dell’Università degli Studi di Salerno, mostra alla Galleria Il Catalogo di Salerno Apparizione della nave.
Partecipazione alla rassegna Immagini & Scene, a cura dell’associazione Compagnia Scenidea, presso la Chiesa di S.Apollonia, Salerno.
Nell’ambito del Civita Festival 2004 presenta a Civita Castellana la video installazione Labyrinthus a cura della cattedra di Estetica dell’Università di Salerno.
Hypegallery Milano, HISS-PUNCH-OUT - WHITE NOISE, dicembre 2005.
Galleria Selezioni d’Arte, Salerno, Suspension, aprile 2006
Hypegallery Berlino, Hypersensivity, settembre 2006
Aprile 2007 Mostra personale, Malinconia della musa – Compagnia delle indie Salerno
Maggio 2007 collettiva – Eterno femminino – Hotel Convento S.Michele Salerno
Agosto 2007 Il Castello Sospeso Metamorfosi di Terre e Fuoco Scuderie del Castello di Castellabate (SA) Dicembre 2007
2007 Oro, Incenso e Mirra, Ex Mattatoio, Agropoli (SA)
2008 ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO
Aprile 2008 ISAMENNA “Ex: maestri ed allievi” Mostra storica a cura di Cristina Tafuri
Chiesa Sant’Apollonia Salerno
Marzo 2008 OPUS - B ART musicbargallery MILANO
Settembre 2008 trasmutazioni – punto&virgola caffetteria art Salerno
2009 MUSEMUSEO Franco Longo - Astolfo sulla Luna ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO
Gennaio 2010 MUSEMUSEO Pellezano (SA) ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO Presentazione Calendario Gutenberg 2010 - Angeli a cura di Rino Mele

 

VISITA:

http://www.francolongo.com/

e-mail          
franco.longo@alice.it

 





 

 LA  CRITICA

 
“LE METAMORFOSI DEL SILENZIO”  
   di Giovanni Bonanno
 
Parlare di Franco Longo non è semplice perché  l’artista campano si trova a condividere una weltachaung del tutto originale rispetto alle proposte spesso effimere e omologate di tanti artisti contemporanei di oggi. L’arte  per Longo non è da considerare mera rappresentazione descrittiva o semplice riporto superficiale della realtà visibile, l’arte è emozione, ricerca ossessiva; questo l’aveva già capito un po’ di anni  fa anche Francis Bacon quando diceva: “sono un pittore figurativo e penso che non si possa più fare illustrazione perché la fotografia e il cinema la fanno meglio”.
Artista solitario e introverso, in diversi anni ha saputo scandagliare gli anfratti più nascosti e imprevedibili della realtà, con una rappresentazione di esseri  e cose che volano e cadono dentro un vuoto pneumatico  che assorbe o rimanda indietro avanzi e scarti di immagini frammentate che si definiscono provvisoriamente nello spazio metaforico dell’opera. Sono visioni abissali svelate con apparizioni di lacerti di memoria in uno spazio inconsistente, anemico, ossessivo e nel contempo anche malinconico.  Scrive Rino Mele ” cadere per Longo anche sfuggire, l’esito mancato di un’evasione”  e poi,  “ la caduta è salvezza e perdizione” .  I suoi “viaggiatori “ anonimi di un tempo tutto provvisorio vagano dentro il nulla e si definiscono sulla soglia di un limite dentro uno spazio  atemporale e insostanziale.
Franco Longo non accetta la pura astrazione delle cose  ma  vuole condividere la dimensione metafisica e precaria della realtà. L’uomo o i relitti che ne vengono fuori si ritrovano risucchiati provvisoriamente  in una geometria asettica e relativistica senza tempo, in una dimensione dichiaratamente disumanizzata e inquieta. Scrive Michele Bonuomo: “ ogni accenno descrittivo, ogni ipotesi di narrazione appena intuita si frantuma in schegge di altre immagini: in nuove ipotesi per un racconto, che ha un inizio non fa mai seguire un finale prevedibile, il finale è sempre aperto…”.  Il volo e la caduta negano la materialità delle cose; sono segni insostanziali di un profondo malessere svelato solo in parte come momento provvisorio dell’esserci. Franco Longo è un autentico visionario che mette in moto le diverse dimensioni del silenzio, dell’apparire e dell’incosciente salto nel vuoto. Nella sua opera tutto  diventa mutazione e brivido, con  questi esseri anonimi e  ibridi  che vagano, tentano   invano un ipotetico  volo e ripetutamente vengono  risucchiati dentro un vuoto opprimente  che diventa  nello stesso tempo sudario e anche vertigine. Sono queste,   le “metamorfosi del silenzio”  in cui l’apparire di ombre  e di fantasmi, l’assenza di gravità e persino la tragica sospensione  incarnano la dimensione più sofferta e precaria della nostra povera e inquieta esistenza.
 
 
 

L'opera di Franco Longo

“Per Franco Longo la pittura è ancora un" luogo dello spirito", dove la malinconia e il mistero hanno diritto ad abitare.. La malinconia è tutta proiettata nella difesa di una disciplina - quella pittorica per appunto- che vive, silenziosa, l'orgoglio della sua identità...
La malinconia di un solitario è fatta di misteri, di silenzi, di rumori e di urla senza suoni... in solitudine il vizio della pittura persiste... si è trasformato nella vita stessa.” Michele Bonuomo, 1988

 

 

Il flamenco sulla neve
di Rino Mele

Questa sua nuova mostra è un segno di straordinaria maturità, i pochi oggetti che segnano le due stanze della Galleria si fingono indicatori di un percorso ma, nella neutrale e assoluta autoreferenzialità, cancellano il sistema di rapporti cui pur alludono. Ogni quadro di Franco Longo chiede tutto lo spazio per sé, piccola -imprecisa- enciclopedia che unisce la linea dell'inferno e quella della salvezza. Come leggere questi quadri che tendono alla soppressione dell'immagine, esaltandola fino alla contaminazione con graffi materici, schegge, dolorose ferite? Bisogna partire dallo sfondo, è esso lo schermo da cui ha origine l'immagine e nella quale chiede di finire sciogliendosi, addormentandosi nello scomporre i propri elementi e scandirne il suono. Longo è attratto dal surrealismo, il liquido misterioso che circonda la figura ed evocandola ne nasconde il volto, quel vibrare violento, l'inconsistente terrore, un perturbante addolcito nel suo contrario e si nasconde nella pace delle forme. Il surrealismo è il reale che sprofonda, e morde, avvicinando maschere come se non gli appartenessero e quelle maschere chiama con nomi che ubbidiscono a spostamenti inattesi e salvifici. Il surrealismo spinge sulla pietrosa riva dell'arte nuove e inattese nominazioni delle cose, le scambia nel limite di un gioco e, allontanando i nomi dalla pretesa di essere oltre la loro voce, precipita gli oggetti in una vertigine religiosa e visionaria. Il pittore surrealista è un rabdomante e un indovino. Ha davanti a sé un divino alfabetiere, scambia la "R" di rondine con la "B" di bandiera e inventa il linguaggio profondo che ogni bambino prima di nascere già preme nelle lune della madre e nel sangue, quel linguaggio della metafora permette allo scolaro di scrivere che le bandiere garriscono, e al poeta che la rondine s'apre al vento. 2002




Il cavallo è un leone e parla
 di Rino Mele

Ormai da vent'anni Franco Longo è tra i protagonisti della ricerca pittorica che dal Sud si muove con sguardo acuto verso le più taglienti esperienze statunitensi ed europee, un lavoro aspro, chiuso tra conoscenza attenta dell'arte e della storia e consapevole ansia di precederle.

I lavori che allo Spazio Figliolia presenta sono legati al mito e al sacro, al muoversi del tempo (vibrazione, fibrillazione, spasmo) che queste categorie suggeriscono: in che modo la fissità delle figure sacre(mitiche e storiche) si avvicinano e si sottraggono al nostro sguardo? I miti greci e l'apparizione del sacro nella figura di Cristo si fondono e pongono all'artista questo tema del tempo, del movimento che l'accompagna: l'oscuro modo di presentarsi dell'immagine carica del dolore di Dio. Tra i quattro Vangeli canonici, quello di Marco sembra il più vicino all'istanza greca, al chiarore accecante dell' irraccontabile.

Non so se Franco Longo abbia letto per intero quel Vangelo (sono pochi gli italiani ad averlo fatto), certo potrebbe-a scavarci dentro- trovarvi delle suggestioni nuove, come suggerisce Dennis R. MacDonald nel suo The Homeric Epics and the Gospel of Mark. Penso, ancora alle sue struggenti e bellissime Resurrezioni, a una variante di questo evento, Sulphur (encausto, foglia d'argento su canapa) in cui Cristo, stracciato nella carne, sale tra un attendamento di figure geometriche e riflette la sua ombra su un cielo turbato, lontano, giallo. La presenza dei fantasmi della geometria occupa anche lo spazio bianco, evanescente, di The Spirit of trascendency (caolino, foglia d'oro su canapa). Poi, di grande rilievo, il suo Chirone (inchiostro, carbone, su carta) trasformato in più oscura pena, il cavallo che regge il suo volto d'uomo ora ha zampe di leone.

Mi piace fermarmi su un'altra tela, Suspension, sospensione della caduta, quel capovolgersi nella vertigine, trovare all'improvviso la terra, il suolo, la superficie della stanza come cielo. Ma il blu del cielo si è trasferito sul corpo di chi cade, il pavimento è rosso, e grida.

 

PRESTIGI DI  UNA PITTURA 

di ANDRE’  VERDET, 1994.

L’arte di Franco Longo rientra in una visione personalissima della pittura come fatto in sé. Questa valorizzazione plastica si rivela occhio aperto sul mondo, dove ragione e magia, spazio e tempo fatti istanti duraturi, colori e forme si uniscono per creare un incantesimo visivo ed emotivo, nel quale l’uomo  di  cultura si trova come a prova del proprio mito a secondo dei casi.